
Nel panorama televisivo italiano, pochi volti sono diventati sinonimo di rigore e continuità quanto quello di Lilli Gruber, almeno secondo i suoi estimatori. Da anni presenza costante sugli schermi, prima in Rai e poi su La7, la giornalista altoatesina ha costruito la propria credibilità su una linea editoriale chiara, senza mai celare le sue posizioni e accettando anche il prezzo di attirare antipatie politiche. Nonostante le pressioni e le polemiche, Gruber ha continuato a rivendicare con fermezza la sua idea di informazione: «Il giornalismo è critico con tutti, o non è», ha ricordato in un’intervista al Corriere della Sera, ribadendo di non avere alcuna intenzione di intraprendere una carriera politica.
La nuova stagione di Otto e mezzo, che riparte stasera lunedì 15 settembre, rappresenta per lei l’occasione per riaffermare la sua cifra professionale in un contesto mediatico sempre più polarizzato.
Leggi anche: “Cose da pazzi, non raccontiamo bufale!”. Cacciari infuriato con Lilli Gruber: scontro in diretta
Una nuova stagione tra analisi e fatti
«La scorsa stagione è stata la migliore di sempre, l’obiettivo è di ripeterci con la nostra formula: giornalismo critico, attinenza ai fatti, niente propaganda e analisi accurate», ha dichiarato Gruber, sottolineando come ogni eventuale novità dipenderà solo dall’evoluzione della realtà: «Che dall’Italia al resto del mondo è sempre più inquietante».
La conduttrice rivendica la sua fedeltà a principi fondamentali: «La mia parte è quella di sempre, la Costituzione, i valori democratici e la correttezza professionale». Un approccio che, nelle sue intenzioni, deve garantire spazio al confronto e non alla contrapposizione sterile, contro la tendenza sempre più diffusa alla polarizzazione del dibattito pubblico.

Le parole su Giorgia Meloni e la politica italiana
Tra i temi toccati, Gruber ha parlato anche della premier Giorgia Meloni, esprimendo il desiderio di averla presto tra gli ospiti: «Per lei le porte di Otto e mezzo sono sempre aperte. Ricordo una Giorgia Meloni giovane leader della destra che, con il suo piglio spavaldo e aggressivo, non temeva di rispondere alle critiche. Oggi cosa le fa tanta paura?».
Secondo la giornalista, il rifiuto del confronto rappresenta «un segnale di debolezza» e contribuisce a un clima di delegittimazione dei poteri di controllo, dai giornalisti alla giustizia. Ha criticato anche le parole della premier sull’omicidio di Charlie Kirk, definendole «accuse generiche, infondate e strumentali» e accusandola di alimentare odio e tensione invece di contrastarle.

L’attacco a Trump e lo sguardo sul mondo
Gruber ha rivolto parole dure anche all’ex presidente statunitense Donald Trump, definendolo «un leader sempre più autocratico», capace di «corrodere la democrazia americana, delegittimare le organizzazioni che garantiscono il diritto internazionale e destabilizzare l’economia mondiale». Secondo la conduttrice, sarebbe «riduttivo e pericoloso considerarlo solo uno showman», perché rappresenta «la negazione della forza del diritto a favore del diritto della forza».
Sulla situazione a Gaza, Gruber ha parlato di «tragedia epocale» e ha accusato le classi dirigenti di non fare abbastanza per fermare quella che definisce la «carneficina quotidiana della destra oltransista di Netanyahu». Uno sguardo critico che estende anche all’Italia: «L’economia non crolla ma boccheggia. Il ceto medio è impoverito. La sanità pubblica è in forte difficoltà. Gli sbarchi di migranti non sono diminuiti», denunciando un eccesso di propaganda e polarizzazione e la creazione quotidiana di «un nemico al giorno per tenere alta la tensione».
Tra intelligenza artificiale e orgoglio altoatesino
Non è mancata una riflessione sull’intelligenza artificiale, che secondo Gruber rischia di «amplificare le fake news e ridurre la qualità del dibattito pubblico». Per affrontare questa sfida, ha sostenuto, «serviranno più giornalisti bravi e scrupolosi, non meno».
Infine, uno sguardo alla sua terra e a Jannik Sinner, simbolo di un Alto Adige capace di trasformarsi da «terra di confine e fratture a laboratorio di fruttuosa coabitazione»: «Questo richiede disciplina e mettersi in gioco sempre. Di Sinner ne nasce uno ogni cento anni». Parole che raccontano l’orgoglio di un territorio e, in fondo, anche di chi, come Gruber, continua a mettersi in gioco ogni giorno davanti alle telecamere.