
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha lanciato un avvertimento diretto e preoccupante: l’Italia non è preparata ad affrontare un potenziale attacco, che sia dalla Russia o da qualsiasi altra nazione. Le sue dichiarazioni, rilasciate a margine della presentazione del bilancio del tour mondiale del Vespucci a Roma, sottolineano una situazione di vulnerabilità che, a suo dire, è il risultato di decenni di sottofinanziamento nel settore della difesa.
Crosetto non punta il dito specificamente contro il presidente russo Vladimir Putin, ma solleva una questione più ampia e fondamentale: la necessità che il Paese sia in grado di difendersi da chiunque, da “qualche pazzo” che decidesse di attaccare. Il messaggio è chiaro: la sicurezza nazionale non può essere data per scontata.
La necessità di un ripensamento strategico
Le parole del ministro non rappresentano un’allarmismo ingiustificato, ma piuttosto un appello a una rivalutazione della nostra posizione geopolitica e delle nostre capacità militari. Per troppo tempo, l’Italia, e l’Europa in generale, ha goduto di un lungo periodo di pace e stabilità, che ha portato a una sorta di compiacenza. Il risultato è che le spese per la difesa sono state viste come un onere, piuttosto che come un investimento essenziale per la nostra sovranità e la nostra sicurezza. Questa mentalità ha avuto conseguenze tangibili, come sottolinea Crosetto: le nostre forze armate non dispongono delle attrezzature, del personale e delle risorse necessarie per affrontare minacce moderne e complesse. La difesa non è più solo una questione di carri armati e aerei da combattimento; comprende la cybersicurezza, la guerra ibrida e la capacità di proteggere le infrastrutture critiche.
L’eredità di vent’anni di disinvestimento
Il ministro Crosetto ha sottolineato che la mancanza di preparazione attuale è il diretto risultato di “vent’anni di disinvestimento” nella difesa. Questo non è un problema che può essere risolto in “un anno o in due anni”. Costruire una forza armata moderna ed efficace richiede tempo, pianificazione e, soprattutto, risorse economiche consistenti. Le spese militari sono spesso impopolari, soprattutto in tempi di incertezza economica, ma non investire in questo settore può avere costi ben più elevati a lungo termine. La manutenzione degli equipaggiamenti esistenti, la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e l’addestramento del personale sono tutti aspetti che richiedono fondi costanti. Non si tratta solo di acquistare nuovi aerei o navi, ma di creare un ecosistema industriale e tecnologico che possa supportare l’autonomia strategica del Paese.

La difesa come priorità nazionale
L’appello di Crosetto è una sfida diretta alla classe politica e all’opinione pubblica. La difesa deve essere considerata una priorità nazionale, al pari dell’istruzione, della sanità e dell’economia. La stabilità e la prosperità di un paese dipendono in ultima analisi dalla sua capacità di proteggersi. Le tensioni internazionali crescenti, i conflitti regionali e l’emergere di nuovi attori geopolitici rendono la sicurezza nazionale una questione urgente. Il ministro non sta invocando la guerra, ma la dissuasione: l’obiettivo di una forza armata forte non è quello di attaccare, ma di scoraggiare un potenziale aggressore. Mettere l’Italia nella condizione di difendersi è, in questo senso, un atto di responsabilità e di saggezza politica, un modo per garantire un futuro sicuro e protetto per le prossime generazioni.