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Caso Kirk, Mario Giordano attacca la sinistra e replica a Roberto Saviano: “Si è ammazzato da solo”

Pubblicato: 16/09/2025 11:12
Kirk Mario Giordano Saviano

Nel panorama politico e mediatico italiano, poche figure riescono a catalizzare l’attenzione come Mario Giordano. Con il suo stile diretto e spesso provocatorio, il giornalista piemontese ha costruito nel tempo una reputazione di voce fuori dal coro, capace di affrontare i temi più controversi senza timori reverenziali. Questa volta, il palcoscenico scelto è stata l’ultima puntata del suo programma di approfondimento su Rete4, Fuori dal Coro, dove ha puntato il dito contro quella che considera un’omertà colpevole da parte di una parte dell’intellighenzia progressista italiana.
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L’occasione è stata la tragica morte di Charlie Kirk, giovane attivista conservatore statunitense di 31 anni, ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre teneva un discorso pubblico. Un episodio che ha sconvolto l’opinione pubblica internazionale e che, secondo Giordano, avrebbe dovuto generare una condanna unanime e immediata da parte di tutti, indipendentemente dalle convinzioni politiche personali. Invece, denuncia il conduttore, il mondo della sinistra italiana sarebbe rimasto in silenzio o avrebbe addirittura mostrato compiacimento per l’omicidio.

L’accusa di ipocrisia verso l’intellighenzia progressista

Nel suo intervento televisivo, Giordano ha usato toni durissimi per denunciare ciò che definisce “una pericolosa doppia morale”. Indossando una maglia con il volto di Kirk, ha accusato apertamente diversi esponenti culturali e politici di sinistra di non avere mostrato la minima solidarietà per la vittima, nemmeno di fronte a una morte così brutale e ingiustificabile.

Ha citato in particolare Roberto Saviano, accusandolo di aver liquidato la vicenda con superficialità e cinismo: secondo Giordano, lo scrittore avrebbe insinuato che Kirk “se la sia cercata”, riducendo l’omicidio a una conseguenza delle sue posizioni ideologiche. Per il conduttore di Rete4, questo atteggiamento rappresenta una pericolosa deriva: «Non si può misurare il valore della vita umana sulla base delle idee di chi viene colpito», ha tuonato.

Le reazioni sui social e tra i collettivi studenteschi

Giordano ha poi puntato il dito contro i collettivi studenteschi, accusandoli di aver deriso e festeggiato pubblicamente la morte del giovane attivista. Secondo il giornalista, sui social sarebbero comparsi messaggi in cui Charlie Kirk veniva “messo a testa in giù” simbolicamente e la sua morte celebrata come “un giorno meno buio”.

Un comportamento che, per Giordano, non solo mostra un grave disprezzo per la vita umana, ma contribuisce a normalizzare la violenza politica come strumento legittimo di confronto. Ha ricordato come, in altre occasioni, gli stessi ambienti progressisti abbiano organizzato veglie, marce e manifestazioni contro la violenza, e ha accusato questa volta la sinistra di non aver mosso un dito, nemmeno per una condanna simbolica.

La difesa della libertà di parola come principio universale

Uno dei passaggi più forti del suo intervento è stato quello in cui Giordano ha rivendicato con forza la libertà di parola come diritto che deve essere garantito a tutti, anche a chi sostiene idee lontane o opposte alle nostre. «Difendere la libertà di esprimere un’idea, qualsiasi idea, anche quella più diversa dalla mia, significa difendere la libertà delle idee di tutte le persone», ha dichiarato con fermezza.

Per il giornalista, l’omicidio di Charlie Kirk non è solo un attacco a un individuo, ma un pericoloso precedente che rischia di minare i fondamenti stessi della democrazia. Se si accetta che chi esprime opinioni scomode possa essere “messo a tacere” con la violenza, ha sottolineato, allora nessuna idea potrà più dirsi davvero libera.

L’omaggio finale a Charlie Kirk e l’appello ai telespettatori

Nel concludere il suo intervento, Mario Giordano ha voluto rendere omaggio alla figura di Charlie Kirk, descrivendolo come un giovane padre di famiglia, impegnato nella difesa di idee forti e controverse: la lotta all’immigrazione irregolare, la tutela della vita, il sostegno alla legittima difesa e una visione politica vicina all’ex presidente Donald Trump.

Giordano ha riconosciuto che fossero posizioni divisive e discutibili, ma ha ricordato che il confronto democratico deve avvenire con le parole, non con le armi. Da qui il suo accorato appello: «Per questo bisogna dire oggi siamo tutti Charlie Kirk, per questo io dico: io sono Charlie Kirk». Una frase destinata a far discutere e a dividere, ma che racchiude il senso profondo della sua battaglia: difendere la libertà di pensiero da ogni forma di censura violenta, anche quando riguarda idee che non condividiamo.

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