
Dopo l’assassinio dell’attivista conservatore Charlie Kirk, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rilasciato un’intervista esclusiva alla NBC News in cui ha espresso il desiderio di vedere la nazione “guarire” da un clima che definisce di odio e divisione. «Vorrei vedere [l’America] guarire», ha dichiarato, aggiungendo però che questo obiettivo sarebbe ostacolato da quella che definisce «un gruppo di lunatici di sinistra radicale, che non giocano pulito e non l’hanno mai fatto».
Leggi anche: “Inaccettabile, basta”. Meloni è una furia, ce l’ha proprio con lui: la frase che fa esplodere la premier
Il messaggio, apparentemente conciliatore, si è presto trasformato in un attacco frontale contro i suoi oppositori politici, accusati di essere corresponsabili di un clima di violenza politica. Trump ha promesso che la sua amministrazione «scaverà a fondo» per individuare «ciascuno di coloro che hanno contribuito a questa atrocità… comprese le organizzazioni che la finanziano e la sostengono». Un avvertimento che suona come una dichiarazione di guerra aperta al mondo progressista, nel momento stesso in cui invoca la riconciliazione.
L’accusa alla sinistra e la promessa di indagini
Secondo Donald Trump, la morte di Charlie Kirk rappresenterebbe non solo un crimine isolato, ma l’ennesimo episodio di un clima di intolleranza alimentato da ambienti della sinistra radicale. L’ex presidente ha accusato i suoi avversari di fomentare odio e di sostenere indirettamente la violenza contro i conservatori, sostenendo che «non hanno mai giocato pulito».
Le parole hanno sollevato un’ondata di reazioni, con i sostenitori che le hanno interpretate come un atto di forza e i critici che le hanno definite un tentativo di strumentalizzare un evento tragico per colpire gli avversari politici. Trump ha chiarito che intende perseguire legalmente chiunque, secondo lui, abbia avuto un ruolo diretto o indiretto nell’assassinio, alludendo anche a organizzazioni progressiste accusate di alimentare proteste e tensioni sociali.

Il bersaglio Soros e l’ombra del RICO
Nel corso della stessa intervista, Trump ha rivolto un attacco durissimo contro George Soros, il 95enne filantropo e mega-donatore democratico, fondatore della Open Society Foundations. Rispondendo a una domanda specifica, il presidente ha affermato che Soros «dovrebbe essere messo in prigione», definendolo «un cattivo ragazzo» e annunciando l’intenzione di indagare su Soros per possibili violazioni della legge RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations).
Secondo Trump, sia Soros che suo figlio Alex — attuale presidente dell’organizzazione — dovrebbero essere «incriminati» per il presunto sostegno a proteste violente e altre attività ritenute destabilizzanti. «Indagheremo su Soros», ha promesso, alimentando così un nuovo fronte di scontro con uno dei simboli più riconosciuti del mondo progressista internazionale.
La scelta di evocare la legge RICO, solitamente usata per combattere le associazioni criminali, ha scatenato una nuova ondata di polemiche politiche e social.
Holy shit…
— Clandestine (@WarClandestine) September 15, 2025
Trump just said he is looking to designate ANTIFA, and other Left-wing groups, as domestic terror organizations!
He also said he has been working with AG Bondi on RICO charges for those funding these groups, meaning George Soros…
Trump has had enough. pic.twitter.com/2ek94KNXOJ
Reazioni social e nuova polarizzazione
Le parole di Donald Trump hanno incendiato i social network, dove i suoi sostenitori hanno accolto con entusiasmo l’annuncio di «fare pulizia» tra quelli che definiscono i «burattinai della sinistra». L’hashtag #Soros è schizzato tra le tendenze, con centinaia di post che celebrano la promessa di aprire indagini sul filantropo.
Dall’altro lato, molti utenti e commentatori hanno accusato Trump di diffondere teorie del complotto e di alimentare un clima di odio, sottolineando come le sue parole rischino di legittimare nuove violenze politiche. Alcuni analisti hanno parlato di una strategia calcolata: trasformare ogni evento traumatico in un’occasione per consolidare il consenso, puntando sulla retorica dell’assedio e della persecuzione dei conservatori.
Il dibattito, come spesso accade quando Trump entra in scena, si è polarizzato rapidamente, lasciando sullo sfondo la tragedia di Charlie Kirk e riportando in primo piano lo scontro ideologico.

Un discorso che divide l’America
Con questo intervento, Trump ha ribadito la sua volontà di presentarsi come il difensore della destra conservatrice contro quella che descrive come una «minaccia» della sinistra radicale. Ma nel farlo, ha contribuito a inasprire ulteriormente i toni del dibattito politico, trasformando un lutto nazionale in un terreno di scontro.
Il suo appello alla “guarigione” dell’America si è così intrecciato con la promessa di colpire i presunti responsabili della violenza politica, consolidando la sua immagine di leader che combatte contro nemici interni.
Mentre il Paese è ancora scosso dall’assassinio di Charlie Kirk, le dichiarazioni di Trump sembrano aver aperto una nuova fase di polarizzazione, in cui il confine tra giustizia e vendetta, tra memoria e propaganda, appare sempre più labile.