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“Solo fregnacce!”. Attacco durissimo a Vannacci e Meloni, esplode lo studio di Lilli Gruber

Pubblicato: 16/09/2025 13:07
Floris Vannacci Meloni fregnacce

Il dibattito politico italiano torna al centro dell’attenzione dopo le affermazioni del generale Roberto Vannacci, che sui suoi profili social ha commentato l’omicidio dell’attivista conservatore Charlie Kirk. Secondo Vannacci, il clima che si respira nel Paese è “vergognoso” e, a suo dire, la violenza politica si concentrerebbe prevalentemente a sinistra. Le parole del generale hanno scatenato immediatamente reazioni e polemiche, tanto sui social quanto negli studi televisivi, provocando dibattiti sul confine tra libertà di espressione e linguaggio d’odio.
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Il post del generale ha attirato critiche sia da esponenti politici che da commentatori, aprendo una discussione più ampia sul ruolo dei leader di opinione e sull’impatto dei loro messaggi sulla società civile. Molti utenti hanno definito il commento di Vannacci come provocatorio, mentre altri lo hanno difeso come legittima espressione di un punto di vista personale.

Il dibattito a Otto e Mezzo

Il tema è stato trattato anche a Otto e Mezzo, il talk show condotto da Lilli Gruber, che ha ospitato il giornalista Giovanni Floris, volto noto di DiMartedì. Durante la puntata, la conduttrice ha chiesto a Floris di chiarire “qual è il confine tra libertà di espressione e odio politico e chi decide cosa?”. Floris ha risposto con durezza, accusando il cosiddetto “vittimismo” dei governanti e sottolineando come certi discorsi possano creare consenso tra cittadini in difficoltà economica o sociale.

Secondo Floris, le affermazioni di Vannacci e di altri leader che alimentano rancore trovano terreno fertile nei Paesi dove i cittadini si sentono frustrati o trascurati: “Il punto è che queste fregnacce cadono in un Paese che può dire ‘ah sì, io voto Vannacci perché ha detto questa frase’, o ‘sono d’accordo con la Meloni’… Questo malessere si cura facendo stare bene la gente nel medio termine, investendo nella scuola, nella cultura e nella capacità critica”, ha spiegato Floris.

Linguaggio d’odio e responsabilità politica

Il giornalista ha proseguito definendo il linguaggio di odio come un problema trasversale, non circoscritto alla sinistra o alla destra, ma collegato a leader politici che, a suo dire, sfruttano la rabbia diffusa per ottenere consenso. Floris ha citato l’attuale governo, affermando che la frustrazione popolare spesso viene indirizzata verso le élite o altre figure politiche, invece che risolta attraverso riforme strutturali e politiche concrete.

“La soluzione non è accusare gli altri, ma costruire benessere e prospettive di crescita reale per la popolazione. Se queste opportunità mancano, aumenta la propensione a trovare un colpevole esterno, proprio come nella storia americana del maccartismo”, ha aggiunto Floris, evidenziando il parallelismo tra fenomeni di populismo e linguaggio aggressivo utilizzato come strumento di consenso.

Reazioni social e polemiche

I commenti dei telespettatori e degli utenti dei social network non si sono fatti attendere. Molti hanno criticato Vannacci per aver generalizzato e accusato la sinistra di violenza, mentre altri hanno sottolineato come il dibattito sulla libertà di espressione sia complesso e non riducibile a semplici etichette politiche. Hashtag e thread sui social hanno alimentato la polemica, con scontri tra sostenitori della libertà di parola e chi invoca responsabilità politica e etica nella comunicazione pubblica.

L’episodio mette in luce, ancora una volta, il ruolo dei media e dei social come amplificatori di tensione politica, e come dichiarazioni provocatorie possano avere effetti concreti sul dibattito pubblico, influenzando percezioni e posizioni dei cittadini.

Conclusioni

La vicenda di Roberto Vannacci conferma la difficoltà di tracciare confini netti tra libertà di espressione, critica politica e linguaggio d’odio. Gli interventi di esperti come Giovanni Floris sottolineano come il problema non sia circoscritto a un solo schieramento politico, ma rappresenti una sfida più ampia per la democrazia italiana. Mentre il dibattito prosegue tra studi televisivi e social network, resta la necessità di trovare strumenti di responsabilità e discernimento che permettano alla libertà di parola di convivere con la tutela della convivenza civile.

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Ultimo Aggiornamento: 16/09/2025 13:26

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