
Alla vigilia di una Legge di Bilancio complicata, il Fondo monetario internazionale ha alzato il tiro sull’Italia. Non più raccomandazioni generiche, ma un vero ultimatum politico al governo di Giorgia Meloni. Il capo missione per l’Italia, Lone Christiansen, ha chiesto “un consolidamento fiscale più ampio rispetto a quanto previsto” per centrare entro il 2027 un avanzo primario pari al 3% del Pil, il che significa una correzione da 57 miliardi di euro.
Un obiettivo che ribalta i conti e che implica sacrifici pesanti. Nel mirino finiscono flat tax per gli autonomi, bonus e sconti fiscali: per il Fondo sono misure sacrificabili se l’Italia vuole davvero ridurre il debito e riconquistare la fiducia degli investitori internazionali.
Crescita fragile, debito alto e export in bilico
Il Fondo, pur riconoscendo “una certa resilienza” dell’economia italiana e un avanzo primario dello 0,4% del Pil nel 2023, ha ricordato la fragilità strutturale del Paese: bassa produttività, declino demografico e un tessuto industriale esposto ai rischi delle tensioni commerciali globali, soprattutto dopo i nuovi dazi imposti da Trump.
Il rallentamento previsto allo 0,5% nel 2025, con una risalita allo 0,8% solo nel 2026, rende ancora più urgente intervenire su fisco, lavoro e investimenti. E la ricetta è sempre la stessa: austerity, tagli e una manovra lacrime e sangue per il Welfare italiano. Con i cittadini già stremati, si chiede sempre la stessa cosa, anche se l’austerity sinora non ha portato che a un peggioramento della situazione.

Le ricette del Fondo: donne, competenze e produttività
L’analisi del FMI non si limita ai conti pubblici. Indica tre direttrici per invertire la rotta: aumentare la partecipazione femminile alla forza lavoro, rafforzare le competenze e stimolare la produttività. Secondo le stime, questo pacchetto potrebbe aggiungere fino allo 0,4% annuo alla crescita media tra il 2025 e il 2050. Ma senza un cambio di passo nella spesa pubblica e una revisione delle agevolazioni fiscali, avverte Christiansen, l’Italia rischia di “perdere il treno“.
Il messaggio del FMI è un banco di prova per il governo Meloni, che si trova stretto tra il rispetto dei vincoli internazionali e la tenuta interna della coalizione. Da un lato, i mercati chiedono rigore e riforme; dall’altro, la maggioranza ha promesso flat tax, bonus e incentivi a categorie cruciali dell’elettorato.
L’ultimatum del Fondo, in questo quadro, assume i contorni di uno spartiacque politico: Roma dovrà decidere se sacrificare consenso a breve termine per ottenere un’incerta stabilità finanziaria a lungo termine.