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Inchiesta urbanistica a Milano, il Tribunale del Riesame smonta i Pm: “Non basta un incarico per parlare di corruzione”

Pubblicato: 16/09/2025 15:38

Nell’inchiesta sull’urbanistica milanese cala una pesante bocciatura per le tesi della Procura. Il Tribunale del Riesame ha infatti smontato le tesi che hanno portato all’arresto dell’architetto Alessandro Scandurra, sottolineando come la semplice ricezione di incarichi da parte di un professionista non costituisca di per sé un patto corruttivo.

Una decisione destinata a far discutere, perché mette in evidenza limiti e semplificazioni delle indagini che hanno animato l’inchiesta negli ultimi mesi. E pone anche dubbi e domande sul modo di affrontare questioni legate all’amministrazione della cosa pubblica, non sempre trattate nello stesso modo nei tribunali.

“Svilente la semplificazione della Procura”

Secondo le giudici Pendino, Ghezzi e Papagno, la tesi dei pm e del gip “è svilente nella sua semplificazione argomentativa“: per loro, non è sufficiente dimostrare un pagamento e il contemporaneo esercizio di una funzione pubblica per ritenere sussistente la corruzione.

Nel caso di Scandurra, la partecipazione alla “Commissione Paesaggio del Comune di Milano” non dimostra che gli incarichi di progettazione affidati da Coima sgr fossero determinati dalla sua funzione pubblica e non dall’attività di libero professionista.

Il Tribunale sottolinea come le indagini abbiano restituito “un quadro fattuale confuso” e non provino l’esistenza di una cerchia di imprenditori disposta a pagare per ottenere pareri favorevoli.

La fattura da 22.000 euro

Un altro elemento contestato dall’atto cautelare era la fattura di 22.000 euro emessa da Scandurra, ritenuta dal gip “falsa”. Le giudici invece chiariscono che si tratta di un documento regolare, riferito all’attività effettivamente svolta per Coima, con importo concordato e date coerenti, in modo da correggere un errore materiale presente nella versione cartacea del contratto.

“Dunque”, scrivono le giudici, “se queste sono le evidenze, non vi è alcuna prova del patto corruttivo“. Anche la partecipazione alla seduta del 5 ottobre 2023 della Commissione Paesaggio avviene prima della formalizzazione del rapporto con Coima, in linea con la disciplina sul conflitto di interessi vigente all’epoca.

Astensione e regolamento edilizio

Il Tribunale mette in discussione anche la contestazione di falso legata alla mancata astensione dei membri della Commissione Paesaggio. Le difese avevano sempre sottolineato come il “Regolamento Edilizio Comunale” fino a giugno 2023 prevedesse l’astensione solo per i progetti direttamente realizzati dagli architetti, non per gli altri lavori dei loro clienti.

Le giudici osservano come la normativa fosse caratterizzata da “lacunosità e ambiguità“, confermando la difficoltà di attribuire agli indagati una conoscenza precisa di un dovere di astensione più ampio. Il Gip, scrivono, “ha trascurato queste complessità, attribuendo automaticamente colpevolezza senza argomentazioni solide“.

Critiche alla ricostruzione del gip

In generale, il Tribunale del Riesame critica il gip per aver “omesso di considerare le risultanze probatorie nella loro dimensione dinamica“, riproponendo elementi acriticamente e trattandoli come autoevidenti. Il verdetto smonta così l’impianto accusatorio nei confronti di Scandurra e lascia aperti dubbi sulle altre posizioni coinvolte nella complessa inchiesta milanese sull’urbanistica.

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Ultimo Aggiornamento: 16/09/2025 15:57

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