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Vannacci minacciato di morte: “La violenza è a sinistra, ma io me ne frego”

Pubblicato: 16/09/2025 09:48
Vannacci minacciato morte sinistra

Il generale Roberto Vannacci è tornato a far discutere dopo aver pubblicato su X un post destinato a scatenare una bufera politica e social. «MINACCE DI MORTE: NON È LA PRIMA VOLTA. LA VIOLENZA È A SINISTRA. MA IO #MENEFREGO!», ha scritto in maiuscolo, accompagnando le parole con una sua foto sorridente, quasi a voler rimarcare la sfida aperta ai suoi detrattori.
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La dichiarazione ha immediatamente fatto il giro della rete, alimentando lo scontro tra sostenitori e oppositori del generale, figura ormai centrale nel dibattito pubblico italiano per le sue posizioni conservatrici e spesso controverse. Il tono provocatorio e lo slogan finale — #menefrego, un’espressione dal forte sapore storico e politico — hanno contribuito a rendere il messaggio virale.

L’accusa di violenza politica contro la sinistra

Nel suo post, Vannacci ha puntato il dito contro quella che definisce «la violenza della sinistra», accusando i suoi avversari politici di essere i veri fomentatori di odio e intolleranza. Non ha fornito dettagli sulle presunte minacce di morte, ma ha rivendicato la volontà di non lasciarsi intimidire, presentandosi come una vittima della violenza politica.

Questa strategia comunicativa — ribaltare l’accusa di estremismo sulla parte opposta — è ormai una costante nelle sue uscite pubbliche. Già in passato Vannacci aveva denunciato campagne diffamatorie e tentativi di censura, sostenendo che «chi predica tolleranza non tollera le opinioni diverse».

Il riferimento alla sinistra come origine della violenza ha però acceso ulteriormente lo scontro, perché arriva da una figura che spesso è stata criticata per i suoi toni divisivi.

La reazione social tra sostegno e indignazione

Sui social la reazione è stata immediata e polarizzata. Da un lato, centinaia di utenti e simpatizzanti della destra hanno espresso solidarietà a Vannacci, accusando i media e i partiti progressisti di voler «mettere a tacere chi dice la verità». Molti hanno rilanciato l’hashtag #menefrego, trasformandolo in uno slogan identitario e in segno di resistenza contro il “politicamente corretto”.

Dall’altro lato, numerosi commentatori hanno denunciato il linguaggio usato dal generale, sottolineando come quell’hashtag fosse storicamente associato al fascismo e non potesse essere liquidato come una semplice espressione di coraggio. Alcuni esponenti della sinistra hanno parlato di “retorica dell’odio” e di una pericolosa normalizzazione di simboli e parole del passato autoritario italiano.

La discussione ha rapidamente travolto X, Facebook e Instagram, diventando uno dei temi più dibattuti della giornata.

Il silenzio delle istituzioni e le reazioni politiche

A livello istituzionale, per ora non ci sono state prese di posizione ufficiali. Nessun ministro o rappresentante del governo ha commentato direttamente il post di Vannacci, anche se alcuni deputati della maggioranza hanno espresso privatamente sostegno, definendo le minacce ricevute «inaccettabili».

Dal fronte progressista, invece, non sono mancate voci critiche. Alcuni parlamentari hanno accusato il generale di voler strumentalizzare le minacce per rilanciare la propria immagine pubblica e consolidare il consenso a destra. «Chi sceglie di fare politica deve abbassare i toni, non alzarli. Soprattutto se ha avuto ruoli nelle Forze Armate», ha scritto un esponente del Partito Democratico, chiedendo che Vannacci «rispetti il confronto democratico».

Il fatto che il generale non abbia sporto denuncia né fornito prove delle minacce ricevute ha alimentato ulteriormente i sospetti di chi parla di una mossa mediatica studiata a tavolino.

Un simbolo della polarizzazione italiana

La vicenda conferma ancora una volta come Roberto Vannacci sia diventato un simbolo della polarizzazione politica italiana, capace di dividere l’opinione pubblica a ogni sua dichiarazione. Il suo uso spregiudicato dei social, con frasi a effetto e slogan provocatori, sembra studiato per alimentare lo scontro e rafforzare il legame con una base elettorale che si riconosce nella sua narrazione anti-sistema.

Il post con cui denuncia minacce di morte e accusa la sinistra di essere violenta non rappresenta soltanto un episodio personale, ma si inserisce in una strategia più ampia: costruire un’identità politica fondata sulla contrapposizione frontale, sulla sfida e sull’idea di persecuzione.

Nel frattempo, però, la discussione pubblica continua a scivolare su toni sempre più estremi, lasciando sullo sfondo i contenuti e trasformando ogni dibattito in un duello ideologico. Anche per questo, la bufera esplosa attorno a quel post di poche righe dice molto più di quanto sembri sulla condizione del discorso politico in Italia oggi.

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Ultimo Aggiornamento: 16/09/2025 10:24

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