
Non solo gli studenti, ma anche i docenti e il personale scolastico. Le nuove circolari sul cosiddetto dress code a scuola allargano il campo: non è più solo questione di ragazzi con pantaloncini e ciabatte, ma anche di insegnanti che, in virtù del loro ruolo educativo, sono chiamati a dare l’esempio.
Le regole di decoro da Nord a Sud
Con il ritorno sui banchi e temperature che sfiorano i trenta gradi, diversi dirigenti scolastici hanno emanato circolari per ribadire regole di sobrietà e decoro. Al liceo scientifico Salvatore Catone di Pomigliano d’Arco (Napoli), ad esempio, sono vietati pantaloncini corti, bermuda, canottiere, jeans strappati, magliette troppo attillate o corte e infradito. Divieto esteso a tutti, adulti compresi.
A Ugento (Lecce), un liceo musicale ha ricordato che il decoro «non riguarda solo le studentesse e gli studenti ma chiunque metta piede a scuola» e che i docenti, «in virtù dell’azione educativa che sono chiamati a svolgere, sono tenuti a fornire il corretto ESEMPIO educativo».
All’Istituto comprensivo R. Franceschi di Trezzano, che unisce infanzia, primaria e secondaria, si vietano anche «unghie estremamente lunghe e appuntite», per ragioni di sicurezza. Stesso motivo per cui a Pomigliano sono bandite zeppe e tacchi alti.
I casi più curiosi
A Taormina, un istituto superiore ha allegato alla circolare un dépliant illustrato con esempi di abiti ammessi e vietati, simile ai cartelli che si trovano davanti alle chiese. Sì alle gonne lunghe, no alle minigonne. Sì alle T-shirt, no alle canottiere.
Più rigido l’istituto tecnico e professionale S. Calvino – G.B. Amico di Trapani, dove chi non rispetta le regole riceve un’ammonizione scritta che incide sul voto di condotta.
Le opinioni degli studenti
Secondo un sondaggio di Skuola.net su quasi tremila intervistati, tre studenti su dieci dichiarano di dover prestare attenzione quotidiana ai propri abiti per evitare richiami, mentre un ulteriore 55% riceve raccomandazioni informali.