La Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse per la prima volta nel 2025, riducendo il costo del denaro di un quarto di punto, portandolo in una forchetta compresa tra il 4,0% e il 4,25%. La decisione segna una svolta nella politica monetaria americana, dopo mesi di attesa e di pressioni legate al rallentamento dell’economia e ai segnali contrastanti provenienti dal mercato del lavoro.
Dalle dot-plot, le tabelle con le intenzioni di voto dei membri del Fomc, emerge che la Fed potrebbe intervenire con altri due tagli entro la fine del 2025, per un totale complessivo di mezzo punto percentuale. Ma le previsioni non sono uniformi: un membro non prevede ulteriori riduzioni, sei sono favorevoli a un solo taglio da 0,25, altri sostengono due sforbiciate, mentre nove membri ipotizzano addirittura tre riduzioni da un quarto di punto. C’è persino chi si è espresso per una discesa complessiva da 150 punti base entro l’anno.
La Fed ha anche rivisto al rialzo le stime di crescita per il 2025, portandole all’1,6%, mentre per il 2026 l’espansione dell’economia statunitense è attesa all’1,8%. Nel comunicato finale, la banca centrale ha sottolineato come i rischi per l’occupazione siano aumentati e come l’inflazione resti ancora elevata, ribadendo l’obiettivo di lungo periodo di una crescita sostenuta con la massima occupazione e un’inflazione al 2%.
«L’incertezza sulle prospettive economiche resta elevata – si legge nella nota –. Riteniamo che i rischi al ribasso per l’occupazione siano aumentati». Un messaggio che evidenzia la prudenza della Fed, chiamata a bilanciare la necessità di sostenere la crescita con quella di non riaccendere le pressioni inflazionistiche.
