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“La verità sui professori”. Paolo morto a soli 15 anni, la rivelazione shock dei genitori

Pubblicato: 17/09/2025 10:37

Paolo Mendico, 15 anni, e la rivelazione choc sui professori: le parole dei genitori – Una tragedia che scuote, una storia che non lascia indifferenti. La voce di Simonetta, mamma di Paolo, si spezza nel raccontare gli ultimi giorni del suo ragazzo – un figlio dolce, fragile, pieno di sogni – che, poco prima di rientrare a scuola, ha scelto il silenzio più duro. Il dolore cresce, la rabbia pure: Paolo Mendico, ad appena 14 anni, è diventato simbolo di una generazione troppo spesso lasciata sola davanti a bulli, prese in giro e indifferenza.

La famiglia Mendico chiede giustizia e interventi concreti: il fratello maggiore ha scritto direttamente a Giorgia Meloni e al ministro Valditara, perché – come sottolineano – “non ci siano altre vittime”. Un appello che ha fatto il giro dei social, scatenando reazioni e riflessioni in tutta Italia.

Dietro la tragedia: il peso delle parole e il silenzio della scuola

Simonetta, ex infermiera, oggi combatte una battaglia che nessuna madre dovrebbe affrontare. Le sue parole colpiscono dritte al cuore: “Non ci aspettavamo tanta solidarietà, ma per il resto non sto bene, tremo, perché davvero è raccapricciante quello che è successo. Ancora me lo vedo davanti agli occhi”. La responsabilità, secondo lei, è chiara: “Mio figlio era una preda. Ogni giorno succedeva qualcosa. A lui non piaceva l’ambiente del Pacinotti. Paolo andava bene a scuola, ma l’ambiente non era bello: troppa gentaglia. Insegnanti non capaci, compagni che lo bullizzavano. Ogni volta che subiva un episodio i professori non placavano gli animi, non lo difendevano, urlavano come se fosse lui dalla parte sbagliata. Eppure Paolo era maturo, con un lessico pacato ed educato. Cosa c’è di strano in questo?”. Parole dure, che hanno trovato eco anche sul Corriere.

Come reagire ai segnali nascosti? Ecco cosa emerge dalla storia di Paolo.

Il monito ai genitori: riconoscere i segnali fa la differenza

Ora Simonetta si rivolge direttamente agli altri genitori: “Con il senno di poi vi dico: stiamo attenti a ogni segnale, anche il più piccolo può nascondere qualcosa di grave. Uno psicologo dovrebbe saperlo questo”. Ricorda con dolore come Paolo ripetesse spesso “è finita la libertà, devo tornare a scuola”. Lei provava a rassicurarlo, ma oggi ammette: “se avessi saputo che sarebbe finita così, non l’avrei più mandato”.

Paolo era riservato, si teneva sempre in disparte. Conosceva chi lo prendeva di mira: spesso gli portavano via lo zaino, gli davano pugni sulle spalle, scatenando risse. La vicepreside entrava, minacciava sospensioni, ma niente cambiava davvero.

Una battaglia per Paolo e per tutti i ragazzi

Alla domanda su come reagiranno ora, Simonetta non ha dubbi: “Io non penso ai risarcimenti. Io farò una lotta affinché non passi inosservato e non succedano più queste cose. Lo faccio per mio figlio, perché possa dire: vedi, mamma e papà mi difendono ancora”.

Il caso di Paolo Mendico scuote le coscienze e spinge a chiedersi: quanto siamo davvero pronti a proteggere i nostri ragazzi?

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