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“Proprio Franco, no!”. Tragedia tra i soccorritori, finisce nel vuoto: cosa gli è successo

Pubblicato: 17/09/2025 17:40

Una tragedia in alta quota ha colpito questa mattina le Tre Cime di Lavaredo, uno dei luoghi simbolo delle Dolomiti. Un alpinista esperto, conosciuto e stimato per la sua lunga attività di soccorritore, ha perso la vita durante un’ascensione, lasciando nello sgomento non solo gli amici che erano con lui, ma l’intera comunità del soccorso alpino.

Il dolore è ancora più forte perché la vittima non era un escursionista qualunque, ma un uomo che per anni aveva dedicato la propria vita a salvare gli altri in montagna.

Chi era la vittima

A perdere la vita è stato Franco Gaspari64 anni, originario di Cortina d’Ampezzo (Belluno). Gaspari era entrato nel Soccorso alpino nel 1985 ed era stato tra i primi tecnici di elisoccorso del Suem, il servizio di emergenza e urgenza medica del Veneto. Un’esperienza pluridecennale che lo aveva reso punto di riferimento per colleghi e appassionati di montagna.

La dinamica dell’incidente

Gaspari stava affrontando la via normale della Cima Grande di Lavaredo come capocordata insieme a due amici. All’improvviso, forse colto da un malore, è precipitato nel vuoto. I compagni, che in quel momento si trovavano poco sotto la cengia circolare, lo hanno sentito cadere senza riuscire a vederlo, nascosto da uno spigolo. L’allarme è stato dato intorno alle 10:50. L’elicottero del 118 ha sorvolato l’area individuando il corpo senza vita in un canalino.

I soccorsi

Mentre i soccorritori provvedevano a spostare il corpo in un punto più agevole per il recupero, i due amici, sotto shock, sono stati imbarcati a bordo del velivolo e riportati a valle. Successivamente, la salma è stata recuperata con il verricello e trasportata alla piazzola del Rifugio Auronzo, dove è stata affidata alla Guardia di Finanza e al carro funebre.

L’addio a un soccorritore

La notizia della morte di Franco Gaspari ha colpito profondamente il mondo dell’alpinismo e del soccorso alpino. Un uomo che per quarant’anni aveva operato con generosità e professionalità in montagna, trovando la fine proprio tra quelle cime che aveva tanto amato e difeso.

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