
Un’esibizione che doveva mostrare il futuro della mobilità si è trasformata in un incidente spettacolare e preoccupante. Durante le prove di un airshow a Changchun, nel nord-est della Cina, due auto volanti si sono scontrate in volo. Uno dei veicoli, dopo aver perso il controllo, ha preso fuoco all’atterraggio, mentre un pilota è rimasto ferito in modo non grave.
I filmati, rilanciati sui social e ripresi dai media statali cinesi, mostrano una colonna di fumo denso alzarsi dal prototipo in fiamme, con i mezzi di soccorso che si precipitano sulla pista. Secondo quanto riferito da Xpeng Aeroht, filiale del colosso cinese delle auto elettriche Xpeng, i due eVTOL (electric vertical take-off and landing) si sono avvicinati troppo durante una manovra in formazione, causando la collisione.
La corsa alla “low-altitude economy”
Il governo cinese sta puntando con forza sulla cosiddetta low-altitude economy, ossia l’insieme delle attività economiche che si sviluppano sotto i 3.000 metri di quota, dai taxi volanti ai droni agricoli fino ai mezzi per la protezione civile. Nel 2023, il Partito Comunista ha inserito questo settore tra i pilastri strategici di crescita, con l’obiettivo di raggiungere un valore di mercato di 206 miliardi di dollari entro il 2025, fino a quasi raddoppiare a 482 miliardi nel 2035.
Xpeng Aeroht, che si definisce la più grande azienda asiatica nel comparto, è tra i protagonisti di questa corsa tecnologica. Ma l’incidente di Changchun mostra i limiti e i rischi di un comparto ancora sperimentale: le dimostrazioni pubbliche servono non solo a testare le prestazioni, ma anche a convincere investitori e amministrazioni locali. Episodi come questo, però, ricordano che la strada verso una diffusione sicura delle auto volanti è ancora lunga e complessa.