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Gaza, l’allarme shock dell’Onu: “Donne costrette a partorire per strada”

Pubblicato: 18/09/2025 08:07

L’impatto devastante dell’offensiva israeliana a Gaza sulla popolazione civile, e in particolare sulle donne e i neonati, è stato descritto con estrema preoccupazione dal portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric. Le sue parole dipingono un quadro di emergenza umanitaria in continuo peggioramento, dove la salute riproduttiva e materna è diventata una delle vittime più silenziose e al tempo stesso più tragiche del conflitto.

La dichiarazione sottolinea come le condizioni di vita abbiano raggiunto un livello così critico da costringere le donne a partorire in circostanze disumane, spesso in mezzo alla strada, in assenza totale di assistenza medica, igiene e sicurezza.

La crisi della maternità a Gaza

L’offensiva ha paralizzato il sistema sanitario di Gaza, con ospedali bombardati o resi inoperativi a causa della mancanza di energia elettrica, attrezzature e personale. Questo collasso strutturale ha un effetto diretto e drammatico sulle donne in gravidanza. Le cifre fornite dalle Nazioni Unite sono allarmanti: si stima che oltre 23.000 donne incinte siano attualmente prive di cure prenatali e postnatali essenziali. Non si tratta solo di controlli di routine, ma di un’assenza totale di assistenza che mette a rischio non solo la loro vita, ma anche quella dei loro bambini. La situazione è aggravata dalla difficoltà di raggiungere le poche strutture ancora funzionanti, a causa dei bombardamenti e dei pericoli sui percorsi. Molte donne sono costrette a prendere decisioni estreme, come affrontare il parto in case che sono state danneggiate, in rifugi di fortuna o, come riportato da Dujarric, addirittura per strada, esposte a ogni tipo di pericolo.

Bambini nati in assenza di cure

Un altro aspetto straziante della crisi è la situazione dei neonati. Ogni settimana, circa 15 bambini nascono senza alcuna assistenza medica qualificata. Ciò significa che non c’è un medico, un’ostetrica o un’infermiera a supervisionare il parto, a gestire eventuali complicazioni o a fornire le cure di base immediatamente dopo la nascita. I rischi di infezioni, complicazioni legate al parto e mortalità infantile aumentano in modo esponenziale. La mancanza di acqua pulita, la scarsità di cibo e le condizioni igieniche precarie rendono questi neonati estremamente vulnerabili. Le loro madri, spesso malnutrite e stremate, non sono in grado di fornire loro il nutrimento e la protezione necessari. Si tratta di una generazione che nasce nel caos e nella sofferenza, con un futuro incerto fin dai primi istanti di vita.

L’appello disperato per la protezione dei civili

La dichiarazione del portavoce delle Nazioni Unite si conclude con un appello urgente e perentorio per la protezione immediata dei civili. Dujarric ha sottolineato che la situazione sul campo “sta peggiorando di ora in ora”, un’affermazione che riflette la crescente gravità della crisi umanitaria. Le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie hanno ribadito la necessità di un cessate il fuoco immediato che consenta l’ingresso di aiuti vitali e la possibilità di fornire assistenza medica e umanitaria a chi ne ha disperato bisogno. La protezione dei civili non è solo una richiesta umanitaria, ma un obbligo del diritto internazionale. La situazione a Gaza mette in discussione i principi fondamentali di protezione dei più vulnerabili, e le storie delle donne costrette a partorire per strada sono una testimonianza straziante di un fallimento collettivo che richiede una risposta immediata da parte della comunità internazionale.

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