
Donald Trump ha pronunciato oggi parole destinate a far rumore: “Siamo molto vicini a una guerra mondiale”. Un’affermazione che non resta confinata alla retorica di un comizio, ma che si innesta in un quadro geopolitico teso come non lo era da decenni. La sua voce, ora che è tornato alla Casa Bianca, pesa in ogni equilibrio fragile, e la scelta di evocare lo spettro della terza guerra mondiale non è mai casuale.
Il riferimento diretto non è solo all’Ucraina, ma a un mondo che sembra scivolare progressivamente verso una moltiplicazione dei focolai. I fronti caldi si sommano, le alleanze si irrigidiscono, i rischi di incidenti crescono. Non serve immaginare scenari da fantascienza: basta osservare i segnali che arrivano ogni giorno dalle capitali mondiali, dai teatri di guerra e dalle cancellerie occidentali.
Le fratture globali
La guerra in Ucraina non è più un conflitto regionale: è diventata il terreno principale dello scontro tra Russia e Occidente. Le perdite russe aumentano, ma anche Kiev è allo stremo, e ogni nuovo pacchetto di armi porta con sé il rischio di un’escalation incontrollata. Intorno, la NATO rafforza i suoi confini e l’Europa è chiamata ad alzare i bilanci militari, con il rischio di trascinarsi in una spirale senza ritorno.
Parallelamente, il Medio Oriente brucia. La crisi di Gaza continua a destabilizzare la regione e rischia di allargarsi, con Iran, Libano e Siria come variabili impazzite. In Asia, la Cina osserva e calibra le mosse, pronta a sfruttare ogni cedimento dell’Occidente per rafforzare la sua posizione. In questo mosaico fragile, un errore di calcolo, un drone che attraversa un confine, un missile lanciato nel posto sbagliato possono diventare la scintilla che tutti temono.
Quanto è vicino il punto di rottura
Parlare di “guerra mondiale” non significa immaginare da subito trincee e alleanze schierate su tutti i continenti, ma la logica dei blocchi contrapposti è tornata dominante. Ogni crisi locale è potenzialmente globale perché intrecciata con catene economiche, energetiche, militari. L’Europa rischia di trovarsi schiacciata tra due colossi, chiamata a difendere il proprio spazio vitale senza avere ancora una vera difesa comune.
Trump ha usato parole dure, consapevole di colpire nervi scoperti. L’obiettivo politico è chiaro, ma l’allarme non è privo di fondamento. Nessuno dei grandi attori ha interesse a una guerra totale, ma la storia insegna che le guerre mondiali non si accendono per volontà lucida e pianificata: nascono da una catena di errori, incomprensioni, provocazioni. È questa la preoccupazione vera.