
Il caso Garlasco torna sotto i riflettori e conquista il pubblico con nuove rivelazioni che cambiano il punto di vista sul delitto di Chiara Poggi. Dopo 18 anni, la vicenda si arricchisce di dettagli inediti grazie all’ultima relazione del Ris di Cagliari: una consulenza tecnica di ben 300 pagine che porta la cronaca nera su un nuovo piano, tra analisi con droni e la ricostruzione psicologica di Andrea Sempio, amico della vittima.
Un’indagine che si fa pop, tra colpi di scena e misteri irrisolti: la relazione del tenente colonnello Andrea Berti comprende anche un supporto informatico e una valutazione psicologica di Sempio, redatta dai carabinieri del RaCIS. Tutto questo potrebbe aprire scenari davvero inaspettati.
Sorprese dal sopralluogo: una nuova via di fuga?
Durante l’ultima puntata di Ore14Sera, l’inviata Arianna Giunti ha rivelato come il sopralluogo del 9 giugno abbia spinto i militari a esplorare anche l’esterno della villetta, ipotizzando una via di fuga alternativa attraverso i campi sul retro. Un elemento finora lasciato in ombra, che potrebbe cambiare la narrazione ufficiale.
«Qualora venisse riscritta una dinamica, quest’ultima ha una durata, perché se io devo fare 100 metri o 400 metri, non li posso fare entrambe le cose in 15 secondi. Personalmente, sono convinto che ci sia un collegamento tra la nomina della professoressa Cattaneo e gli esiti delle consulenze», ha spiegato l’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi. Il vero nodo resta il tempo a disposizione dell’imputato e la sua compatibilità con i fatti.

Il mistero della mano insanguinata e i dubbi sulla scena del crimine
Il dibattito si infiamma anche su un dettaglio che sembra uscito da un thriller: la traccia di una mano insanguinata sulla scena, che secondo gli esperti non apparterrebbe a Chiara Poggi. «C’è la traccia della mano insanguinata (pare non sia di Chiara perché è una mano sinistra e la sua era pulita al momento del ritrovamento) che si trova nella gora, una pozza di sangue che per formarsi, pare, ci vogliono almeno 15 minuti», ha raccontato la giornalista Rita Cavallaro. Un tempo che non torna con la presenza di Stasi al computer alle 9:27.
Ma Roberta Bruzzone non ci sta e ribatte: «La traccia trovata nella gora non può essere una mano: è evidente, guarda la distribuzione delle tracce più allungate!».

Vecchia perizia sotto accusa: la verità è a rischio?
Nuove ombre si allungano anche sulla vecchia perizia medico-legale. Luca Fazzo ha dichiarato apertamente: «In agosto un inquirente mi aveva detto che la vecchia perizia medico-legale è stata fatta su misura, venne scritto quello che veniva chiesto al medico legale di scrivere da parte degli inquirenti». Parole forti, che Milo Infante ha subito ridimensionato: «Tu ci vedi malafede? Se lo dici così, sembra ci sia malafede. Non posso farti passare questa cosa». Fazzo ha quindi chiarito: «No, quando ci si innamora di una tesi…».
Il caso si arricchisce così di interrogativi che alimentano nuove discussioni, tra chi pensa a errori di valutazione e chi ipotizza precise strategie investigative.

L’enigma psicologico dietro lo spostamento del corpo
Rimane infine il quesito che più di tutti affascina e inquieta: perché l’assassino avrebbe trascinato Chiara Poggi giù dalle scale? Una scelta che, secondo Bruzzone, ha una spiegazione psicologica profonda: «Il trasferimento del corpo è un meccanismo prodotto da un bisogno psicologico dell’assassino, ovvero quello di distanziare da sé la visione di quanto commesso. Serve ad abbassare l’impatto e la gravità di quanto fatto, soprattutto se c’è una relazione significativa tra aggressore e vittima… Dal mio punto di vista, Chiara conosceva il suo aggressore e avevano un rapporto importante».
Il caso Garlasco non smette di interrogare e coinvolgere, tra pop cronaca e emozioni forti. Una storia che continua a parlare all’Italia, tra misteri da svelare e interrogativi che chiedono ancora risposte.