
Un ragazzino di 14 anni, pieno di passioni, promosso dopo un’estate di studio intenso, pronto a ricominciare la scuola con la sua classe. Eppure, la sera prima del suono della campanella, qualcosa si spezza. Paolo Mendico, per tutti Paolino, è stato trovato senza vita a Santi Cosma e Damiano, piccolo comune in provincia di Latina. La sua morte ha lasciato sgomento non solo la famiglia, ma l’intera comunità scolastica e cittadina.
Le chat della sera prima
La ricostruzione parte dal telefono di un compagno di classe. «Papà ma noi con Paolino ci siamo scritti fino all’ultimo, guarda, questa è la chat di classe…», ha detto un ragazzo al padre, vigile urbano. Nella conversazione, Paolo chiede più volte ai compagni un favore: «Vorrei stare nella prima fila, lasciatemi libero uno di quei banchi». Un desiderio semplice, che non trasmette alcun allarme.

La richiesta non viene ignorata, anzi. I compagni rispondono con leggerezza: «Ok ok va bene». Nessuna lite, nessun messaggio aggressivo, nessun segnale di ostilità. A leggere quella conversazione, sembra la normale organizzazione di una classe alla vigilia del nuovo anno scolastico.
Eppure, nello stesso arco di tempo, con la madre Simonetta, Paolino mostrava un volto diverso: «Ricomincia la scuola, è finita la libertà, non ci voglio più andare». Parole cariche di peso, quasi un grido di disperazione che stride con la serenità apparente della chat collettiva.
Il contesto scolastico e i bulli
Il giovane era gracile, di piccola statura, e i genitori parlano di episodi di bullismo: quattro ragazzi in una classe di soli dodici studenti. Per cercare di evitare prese in giro, Paolino aveva perfino deciso di tagliarsi i lunghi capelli biondi, che gli davano un’aria da cantante napoletano anni ’80, e che erano diventati motivo di scherno.
Nonostante queste fragilità, il ragazzo aveva dimostrato forza di volontà. A maggio era stato rimandato in matematica, ma durante l’estate aveva messo da parte la batteria, la sala prove con gli amici della Black Light Project e perfino le uscite di pesca con il padre Giuseppe. Si era preparato, e a luglio aveva affrontato il colloquio di riparazione con successo: voto 7, promosso.
L’ultima sera
La sera del 10 settembre Paolino cena con mamma e papà. Tutto sembra normale. Poi sale in camera sua, al primo piano della casa. Da quel momento, il buio. È lì che deve essere accaduto qualcosa, forse una nuova conversazione, forse un episodio legato al mondo online.
Per questo motivo la Procura di Cassino, che indaga per istigazione o aiuto al suicidio, ha disposto il sequestro del cellulare e di altri dispositivi elettronici. L’ipotesi è che una parola sbagliata, un’offesa insopportabile ricevuta in chat o in una community online possa aver fatto precipitare la situazione in maniera improvvisa e definitiva.
Il procuratore Carlo Fucci invita alla cautela: «Qualunque sarà l’esito sotto il profilo penale, tutto quello che stiamo acquisendo probabilmente ci dimostrerà ancora una volta che, quando il contesto sociale non è in grado culturalmente di comprendere e di accettare, di condividere gli altri, queste tragedie continueranno a verificarsi».
Il silenzio del paese
A Santi Cosma e Damiano, il dolore si accompagna alla rabbia. Un conoscente della famiglia racconta: «Ci sono stati anche altri casi che non hanno fatto scalpore, ma la storia era sempre la stessa: ragazzi bullizzati, bulli protetti dai dirigenti e conseguente fuga dei bullizzati, che hanno preferito cambiare scuola».
Ancora più grave il sospetto che una dirigente scolastica abbia intimato agli studenti di non parlare con i carabinieri: «Ha detto che è pericoloso, e questo è molto grave», aggiunge lo stesso testimone.
Intanto, la comunità si stringe intorno alla famiglia Mendico. Questa sera, alle 20, una fiaccolata attraverserà le strade del paese per accompagnare Paolo «nel suo ultimo viaggio».
Un ragazzo pieno di vita
Paolino era un ragazzo solitario, sensibile, ma con passioni forti. Suonava la batteria nella sala prove, amava le giornate di pesca con il padre alla foce del Garigliano, e sognava di affrontare la scuola con la testa alta, nonostante le difficoltà. Le chat della sera prima mostrano due facce della stessa medaglia: la voglia di ricominciare e, allo stesso tempo, la paura di non farcela.
Il mistero sta tutto lì, tra quelle ultime righe scambiate con i compagni e le parole più dure dette alla madre. Una contraddizione che oggi lascia una domanda senza risposta: cosa è successo davvero dopo quell’ultima chat?