
Una fiaccolata commovente ha attraversato le strade di Santi Cosma e Damiano per ricordare Paolo Mendico, il ragazzo di 14 anni morto suicida. L’iniziativa, organizzata per onorare la sua memoria e lanciare un messaggio contro il bullismo, ha visto la partecipazione dei genitori del giovane, dei compagni, dei docenti dell’Itis Pacinotti, guidati dalla preside, e del vescovo di Gaeta, monsignor Luigi Vari.
I partecipanti si sono radunati alle 19.30 in via Radaccio, nell’area antistante la caserma dei carabinieri. Alle 20 il corteo è partito, snodandosi lungo le vie del paese fino al santuario di Santi Cosma e Damiano, dove la comunità si è fermata in un momento di riflessione e raccoglimento. Sui volantini distribuiti al corteo campeggiava la scritta: «Chiediamo giustizia per Paolo e per tutte le vittime del silenzio».
Una fiaccolata scandita come una Via Crucis

La manifestazione ha assunto il ritmo di una sorta di Via Crucis, con tappe che hanno scandito il percorso del corteo. Alle 20,45, a piazza Rossi, monsignor Luigi Vari ha rivolto un messaggio di vicinanza e di speranza, sottolineando l’importanza della solidarietà e della giustizia per le giovani vittime del silenzio.
Il caso ha attirato l’attenzione delle istituzioni: il ministro dell’Istruzione, Valditara, ha annunciato l’avvio di ispezioni nelle scuole frequentate dal giovane, mentre nelle indagini sono già state ascoltate persone interne agli istituti, comprese le famiglie. Alcuni dispositivi elettronici di Paolo, tra cui cellulari e computer, sono stati sequestrati e saranno analizzati per comprendere meglio le dinamiche che hanno portato alla tragedia.
Le denunce dei genitori contro bullismo e isolamento

Dopo la morte del figlio, i genitori hanno denunciato episodi di bullismo anche da parte di alcuni insegnanti. Il padre ha raccontato che, alle medie, avevano richiesto l’inserimento di Paolo in una classe con amici delle elementari, ma il ragazzo era stato isolato su indicazione dei docenti. Successivamente, alle superiori, Paolo veniva preso in giro per i capelli lunghi e biondi, soprannominato “Nino D’Angelo” o “Paoletta”, e accusato di essere uno spione ogni volta che riportava problemi in classe.
Il padre ha aggiunto un episodio significativo: dopo che due studenti avevano offeso una docente, tutti erano stati costretti a scrivere centinaia di volte una frase di scuse, mentre Paolo non aveva colpe. La famiglia aveva già tentato di proteggere il ragazzo cambiando scuola, senza però riuscire a evitare ulteriori discriminazioni.