
Non latte crudo, come si era ipotizzato inizialmente, ma pollo infetto contaminato da Escherichia coli. Sarebbe questa la causa della morte improvvisa di Zoe Anne Guaiti, 39 anni, trentina di Arco, deceduta il 5 maggio scorso all’ospedale Santa Chiara di Trento mentre era al sesto mese di gravidanza.
A chiarirlo sono stati i risultati dell’autopsia, resi noti dal legale della famiglia dopo settimane di attesa. Una conclusione che cambia completamente lo scenario delle indagini, escludendo errori o responsabilità dei sanitari.
L’autopsia: infezione fulminante e nessuna colpa dei medici
Secondo l’esame disposto dalla magistratura, Zoe è stata colpita da un’infezione fulminante da Escherichia coli, dovuta a un ceppo particolarmente aggressivo e resistente anche agli antibiotici più forti. «Non ci sono responsabilità dei sanitari dell’ospedale di Trento – ha spiegato l’avvocato della famiglia – l’intervento dei medici è stato tempestivo, ma purtroppo gli antibiotici non hanno avuto alcun effetto».
Le manovre rianimatorie sono state tentate fino all’ultimo, ma la giovane donna è andata in arresto cardiocircolatoriodurante gli interventi. La direzione sanitaria aveva parlato subito di «shock settico iperacuto», un quadro che l’autopsia ha confermato: un’evoluzione rapidissima e non responsiva a nessun trattamento.
Pollo contaminato: mangiato o solo maneggiato
Se in un primo momento si era parlato di possibile contaminazione da latte crudo, i test hanno invece confermato che la fonte del batterio era un pollo infetto. Resta il dubbio se Zoe lo abbia effettivamente mangiato o se sia bastato il contatto con le mani durante la preparazione: «Non si sa se l’ha ingerito o semplicemente maneggiato» ha chiarito l’avvocato.
Il batterio, entrato nell’organismo, ha scatenato in poche ore un’infezione devastante, che non ha lasciato scampo né alla madre né al bimbo che portava in grembo.
Una donna sana, una morte inspiegabile
Zoe, madre di due figli e in attesa del terzo, era descritta dai familiari come una donna in salute, senza patologie pregresse. «Non cercavamo un colpevole – ha sottolineato il legale – ma era importante capire come una persona così sana possa aver perso la vita in appena dodici ore».
Il caso, che ha scosso profondamente la comunità trentina, resta come monito sulla pericolosità di alcune infezioni alimentari. «Zoe era una donna forte e piena di vita – hanno ricordato i familiari – se n’è andata troppo presto, lasciando un vuoto enorme».