
La corsa per le regionali nelle Marche sembra già avere un vincitore designato. I sondaggi pubblicati nelle ultime settimane sono concordi: il presidente uscente Francesco Acquaroli è nettamente avanti sullo sfidante Matteo Ricci e, salvo sorprese clamorose, si avvia a ottenere un secondo mandato con un margine che appare difficilmente colmabile.
Il dato che emerge con chiarezza è la solidità del vantaggio del centrodestra. Ipsos accredita Acquaroli al 50,1%, staccando Ricci fermo al 44,8%, un divario di oltre cinque punti che conferma una tendenza già osservata nei mesi scorsi. EMG Different va anche oltre, portando il presidente uscente al 52% e lasciando il candidato del centrosinistra al 46%. Tecnè, in linea con queste proiezioni, colloca Acquaroli al 51% e Ricci al 45,5%, delineando una maggioranza che non solo appare sicura, ma che in più di una simulazione sfonda la soglia della vittoria già al primo turno.
Nemmeno i sondaggi più cauti riducono in modo sostanziale il margine. Termometro politico assegna al centrodestra il 49,7% contro il 46,3% del centrosinistra, con una distanza di tre punti che, pur più contenuta, conferma comunque il vantaggio di Acquaroli. BiDiMedia arriva a un risultato simile, con il governatore al 49,6% e Ricci al 47,5%, ma anche in questo caso la forbice, seppur ridotta, non basta a ribaltare l’orientamento generale.
Un margine solido e costante
L’elemento che colpisce nell’analisi complessiva non è soltanto l’ampiezza della forbice, ma la sua costanza. In ogni sondaggio Acquaroli guida la corsa, e lo fa con una sicurezza che lascia poco spazio a ribaltoni. La forbice varia tra i due e i sei punti percentuali, ma in nessuna rilevazione Ricci riesce a superare o anche solo a raggiungere il presidente uscente. È un segnale forte, che restituisce l’immagine di un elettorato marchigiano orientato verso la continuità piuttosto che verso il cambiamento.
La campagna elettorale, concentrata sui temi della sanità regionale e del lavoro, non sembra aver inciso in modo determinante. Ricci ha provato a costruire una narrazione alternativa, puntando sulle criticità dei servizi sanitari e sul rilancio delle piccole imprese, ma finora non è riuscito a tradurre queste argomentazioni in un reale recupero di consenso. Acquaroli, al contrario, beneficia del fatto di poter rivendicare la gestione della Regione negli ultimi anni, un elemento che rafforza il suo posizionamento di candidato solido e affidabile.
Un risultato già scritto?
L’impressione che si respira, osservando i numeri, è quella di una riconferma quasi certa. Non solo per il vantaggio consolidato nei sondaggi, ma anche per la mancanza di segnali che indichino una possibile inversione di tendenza. Ricci appare bloccato in una rimonta che fatica a decollare, mentre il centrodestra sembra compatto e determinato a confermare la guida delle Marche.
A rendere ancora più complesso lo scenario per il centrosinistra è la questione della partecipazione. Storicamente, un’affluenza più bassa tende a premiare chi ha un elettorato più fidelizzato, e in questo momento il blocco di centrodestra appare più coeso e motivato. Anche l’ipotesi di un voto disgiunto, che potrebbe teoricamente riequilibrare i conti, non sembra avere la forza di stravolgere i numeri, dato che la base di Acquaroli appare radicata e stabile.
Il peso politico nazionale
Le Marche diventano così un banco di prova anche per gli equilibri nazionali. Una vittoria larga di Acquaroli rafforzerebbe ulteriormente il peso del centrodestra, confermando la capacità di Fratelli d’Italia di tenere le posizioni e di consolidarsi anche in regioni tradizionalmente contendibili. Per il centrosinistra, invece, un risultato negativo potrebbe aprire un nuovo dibattito interno sulla capacità del cosiddetto “campo largo” di costruire un’alternativa vincente.
Con queste premesse, l’orizzonte che si avvicina è quello di una regione pronta a confermare il proprio presidente. La sfida non è formalmente chiusa, perché in politica nulla è mai scritto fino all’ultimo voto, ma i numeri e la costanza con cui si ripetono sembrano raccontare una storia chiara: quella di un Francesco Acquaroli destinato a rimanere alla guida delle Marche.