
L’ora solare 2025 è alle porte e, come ogni anno, porta con sé curiosità, dubbi e un pizzico di malinconia per le giornate che si accorciano. Il momento tanto atteso (o temuto) è fissato per la notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre: alle 3 di notte bisognerà spostare le lancette indietro di un’ora, regalandoci sessanta minuti di sonno in più. Un piccolo “bonus” per chi ama dormire e un nuovo ritmo da affrontare per tutti.
Ma cosa comporta davvero il passaggio all’ora solare? E perché, nonostante il dibattito, continuiamo ancora a cambiare orario? Ecco tutto ciò che c’è da sapere per non farsi trovare impreparati.
Il rito del cambio d’orario: tra curiosità e necessità
Ogni autunno, il cambio dell’ora diventa un vero e proprio evento di costume. Se da un lato c’è chi attende con entusiasmo l’ora di sonno in più, dall’altro molti vivono questo momento come una piccola sfida quotidiana. L’alba arriva prima, ma anche il tramonto anticipa, modificando la percezione delle nostre giornate e influenzando le abitudini della vita di tutti i giorni.
Piccoli disagi e semplici rimedi per affrontare l’ora solare
Il ritorno all’ora solare può influire sul benessere psicofisico. Non sono pochi coloro che accusano stanchezza, irritabilità o disturbi del sonno nei giorni successivi al cambio. Gli esperti suggeriscono alcune strategie per affrontare al meglio questa transizione: seguire una dieta equilibrata ricca di vitamine, mantenere una buona idratazione, limitare caffè e alcolici la sera, evitare pasti troppo abbondanti e praticare attività fisica regolare. Piccoli accorgimenti che aiutano a superare il naturale “jet lag” interno causato dallo spostamento delle lancette.

Da Benjamin Franklin alla routine di oggi: una storia lunga secoli
Il cambio d’ora non è una novità dei tempi moderni. Già nel 1784 Benjamin Franklin propose di “giocare” con le lancette per risparmiare candele e olio lampante. Tuttavia, solo nel 1916, durante la Prima guerra mondiale, il Regno Unito introdusse ufficialmente il British Summer Time per ottimizzare i consumi energetici, seguito a ruota da molti altri Paesi, Italia compresa. Nel nostro Paese, l’ora legale divenne una consuetudine dal 1966, segnando un rito collettivo che si rinnova ogni anno.
Risparmio energetico: quanto conta davvero il cambio d’ora?
Dal 1966 al 2022, secondo i dati Terna Spa, l’ora legale ha permesso agli italiani di risparmiare oltre 10,9 miliardi di kWh, pari a circa 2 miliardi di euro. Solo nel 2023, il taglio è stato di circa 370 milioni di kWh, con un beneficio economico stimato di 90 milioni di euro e 170mila tonnellate di CO₂ in meno nell’ambiente. Tuttavia, con l’avanzare delle energie rinnovabili, l’impatto di questa misura si sta riducendo, facendo nascere interrogativi sulla reale utilità di mantenere ancora il cambio d’ora.

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Il grande dibattito europeo e la voce dei cittadini
Il futuro dell’ora solare rimane incerto. Dal 2019, l’Unione Europea discute la possibilità di abolire il cambio stagionale, lasciando ai singoli Stati la libertà di scelta. La spaccatura è evidente: i Paesi nordici, come Svezia e Finlandia, preferiscono mantenere l’ora solare tutto l’anno, mentre le nazioni mediterranee, Italia inclusa, puntano sull’ora legale per i vantaggi economici e turistici dei mesi estivi. Nel frattempo, una petizione su Change.org ha già raccolto oltre 300mila firme per dire addio al cambio d’ora, ma nessuna decisione definitiva è stata ancora presa.
Per ora, quindi, anche nell’autunno 2025 ci troveremo ancora una volta a spostare le lancette, tra nostalgia, praticità e un dibattito sempre più acceso. Rimani aggiornato per scoprire se il prossimo cambio d’ora sarà davvero l’ultimo.