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Regno Unito, Canada e Australia riconoscono la Palestina. Netanyahu: “Minaccia per Israele”

Pubblicato: 21/09/2025 15:38

La giornata del 21 settembre segna un passaggio storico nella crisi mediorientale. Tre governi occidentali – Canada, Regno Unito e Australia – hanno deciso di riconoscere formalmente lo Stato palestinese, un atto politico che fino a poche settimane fa sembrava impensabile nel fronte dei Paesi occidentali. È una svolta che rompe decenni di cautela diplomatica e che porta per la prima volta un Paese del G7, il Canada, a compiere questo passo.

Il primo annuncio è arrivato da Mark Carney, premier canadese, che ha ufficializzato la decisione attraverso un messaggio sui social. A stretto giro lo ha seguito il britannico Keir Starmer, spiegando che il riconoscimento è necessario “per ravvivare la speranza di una soluzione a due Stati”. Infine, da Canberra, il premier Anthony Albanese ha confermato che l’Australia ha agito in modo “coordinato con gli alleati” per favorire un percorso politico credibile verso la pace.

La reazione di Israele e le tensioni internazionali

Durissima la risposta del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito la creazione di uno Stato palestinese “una minaccia alla sopravvivenza di Israele” e ha annunciato battaglia nelle sedi internazionali, a partire dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato che Israele combatterà in tutte le sedi, comprese le Nazioni Unite, contro gli sforzi internazionali per il riconoscimento di uno Stato palestinese, definito un pericolo per l’esistenza del Paese e un “premio al terrorismo”

A New York Netanyahu incontrerà anche il presidente americano Donald Trump, al quale chiederà un sostegno netto contro ogni riconoscimento che giudica come “premio al terrorismo”. Sul fronte americano non mancano segnali di contrarietà. Venticinque parlamentari repubblicani, guidati da Elise Stefanik e dal senatore Rick Scott, hanno minacciato misure punitive contro Londra, Ottawa e Canberra, accusandole di “sovvertire le prospettive di pace” e di legittimare Hamas.

La guerra sullo sfondo

La svolta diplomatica si inserisce in un contesto di guerra ancora accesissima. A Gaza City prosegue l’avanzata israeliana accompagnata da pesanti bombardamenti. Hamas, seppur ridotto, tenta di contrattaccare e diffonde immagini dei 48 ostaggi rimasti nelle sue mani. Nelle ultime 24 ore oltre settanta persone sono rimaste uccise nei raid.

Da Roma, il Papa ha ammonito che “nessun futuro può basarsi su violenza, esilio forzato e vendetta”, mentre la Cina ha chiesto un cessate il fuoco globale. Ma sul campo la prospettiva di una tregua resta lontana: la guerra continua a dettare l’agenda, e ora anche la diplomazia internazionale appare divisa come non accadeva da anni.

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Ultimo Aggiornamento: 21/09/2025 18:46

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