
Oggi è il giorno decisivo per il cosiddetto caso Grillo, un processo che da oltre sei anni cattura l’attenzione della cronaca nazionale. Sul banco degli imputati siedono Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento Cinque Stelle, e i suoi tre amici genovesi: Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia. L’accusa per tutti è di violenza sessuale di gruppo, con una richiesta della procura di nove anni di reclusione.
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La vicenda risale al 17 luglio 2019, quando i quattro ragazzi, allora diciannovenni, si trovavano nella casa di vacanza di Grillo in Costa Smeralda insieme a due giovani donne, ribattezzate dalla stampa con i nomi di fantasia Silvia e Roberta. Quella notte, iniziata tra balli e conversazioni dopo una serata in discoteca, è stata al centro di una lunga indagine che ha ricostruito, attraverso verbali e testimonianze, una dinamica ben diversa da quanto appariva in superficie.
Le accuse delle due ragazze
Secondo il racconto di Silvia, quella notte avrebbe subito prima una violenza da parte di Corsiglia e successivamente da parte di tutti e quattro gli imputati. Roberta, invece, dormiva sul divano e solo in seguito, durante l’inchiesta, avrebbe scoperto di essere stata a sua volta vittima di abusi: sui cellulari dei ragazzi furono rinvenute immagini a sfondo sessuale che la ritraevano addormentata, accanto ai volti di tre dei giovani. In quelle foto Corsiglia non compariva, un dettaglio che ha portato a distinguere le imputazioni: agli altri tre è contestata anche una seconda ipotesi di violenza sessuale di gruppo.

Le richieste della procura
Nonostante la differenza nelle contestazioni, il procuratore capo Gregorio Capasso ha formulato la stessa richiesta di condanna per tutti: nove anni di reclusione. Una linea dura che non ha previsto attenuanti per Corsiglia, nonostante il suo presunto ruolo minore rispetto agli altri.
Le fasi finali del processo
La giornata in tribunale prevede le controrepliche degli avvocati difensori prima dell’ingresso in camera di consiglio. La sentenza del tribunale di Tempio Pausania è attesa in serata, al termine di un percorso giudiziario che ha attraversato sei anni di testimonianze, perizie e scontri legali.

L’attesa in aula
A seguire il verdetto potrebbe esserci anche Silvia, la principale accusatrice del processo. La sua avvocata, Giulia Bongiorno, ha confermato fino a ieri sera che si stava valutando la possibilità di una sua presenza in aula. Un momento carico di tensione e simbolico per una vicenda che ha coinvolto nomi noti e che continua a dividere l’opinione pubblica.