
Aeroporto di Copenaghen bloccato a causa di droni sospetti. È accaduto nel pomeriggio di lunedì 22 settembre, quando lo scalo della capitale danese è stato temporaneamente chiuso, impedendo decolli e atterraggi. Lo riferiscono i principali media locali, come Dr.dk, che citano fonti della polizia. Da oltre un’ora nessun aereo ha potuto operare nello spazio aereo dell’aeroporto a causa della presenza di droni non autorizzati.
Le autorità danesi hanno immediatamente avviato misure di sicurezza straordinarie. La polizia ha confermato di essere al lavoro per individuare l’origine e l’eventuale intento dei dispositivi volanti. Sebbene non sia stata segnalata alcuna minaccia esplicita, l’episodio ha generato preoccupazione, anche in un contesto europeo già segnato da crescente tensione geopolitica.
La chiusura dello scalo di Copenaghen arriva in contemporanea con un’escalation diplomatica e militare tra la Russia e i Paesi NATO. Un nuovo sconfinamento di jet russi nello spazio aereo estone ha portato alla convocazione urgente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, trasformando la riunione in un vero e proprio confronto tra Mosca e le capitali occidentali.

Il premier polacco Donald Tusk ha lanciato un avvertimento duro a Vladimir Putin, affermando che Varsavia è pronta “ad abbattere qualsiasi oggetto volante” che violi lo spazio aereo nazionale. Al suo fianco il Regno Unito, con la ministra degli Esteri Yvette Cooper, che ha dichiarato che Londra è pronta ad agire se dovesse fronteggiare nuove incursioni. Gli Stati Uniti, per voce del neo-ambasciatore all’ONU Mike Waltz, hanno ribadito che “ogni centimetro del territorio della NATO sarà difeso”.
Il caso estone segue un episodio simile in Polonia, e secondo Waltz ciò evidenzia due possibilità ugualmente inquietanti: “o la Russia vuole un’escalation, oppure ha perso il controllo dei propri caccia e droni”. La replica del Cremlino non si è fatta attendere: “Accuse infondate, alimentate dall’isteria russofoba di Tallinn”, ha dichiarato il vice ambasciatore russo all’ONU Dmitry Polyansky. Tuttavia, l’Estonia ha mostrato foto radar e immagini dei jet armati, parlando di “comportamenti pericolosi” che non possono essere ignorati.
Diversi analisti confermano che, fino ad ora, non si è trattato di episodi che giustificano un’azione militare diretta, ma la soglia di rischio si sta abbassando. Putin ha dichiarato che la Russia “è pronta a rispondere a qualsiasi minaccia”, e non solo a parole. Gli episodi recenti, come il sorvolo della piattaforma Petrobaltic, dimostrano quanto fragile sia il confine tra provocazione e azione militare.
Tusk ha aggiunto che qualsiasi decisione su eventuali abbattimenti dovrà essere condivisa con gli altri membri NATO, ribadendo la necessità di un fronte compatto. “Non possiamo permetterci divisioni. Serve unità”, ha detto il premier polacco, chiedendo garanzie esplicite da parte degli alleati.
Proprio su questo fronte resta l’incognita più delicata: l’impegno degli Stati Uniti. Donald Trump ha promesso supporto a Polonia e Baltici, ma finora non ha compiuto passi concreti contro la Russia. I suoi incontri all’ONU con Zelensky e i leader europei saranno cruciali per chiarire le intenzioni reali di Washington in caso di escalation.
Infine, le tensioni militari si intrecciano con le questioni economiche e diplomatiche, in particolare sulle sanzioni americane a Mosca e le garanzie di sicurezza a Kiev. Mentre gli aeroporti chiudono per droni e i cieli europei diventano territori sensibili, il margine di errore si assottiglia sempre di più.