
La liberazione di Alaa Abdel Fattah, il più noto attivista egiziano, ha segnato un momento di speranza dopo quasi un decennio di detenzione. L’ingegnere informatico e blogger, simbolo della rivoluzione di piazza Tahrir del 2011, è stato graziato dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, un gesto che arriva in un contesto di crescente repressione e crisi economica in Egitto. La sua scarcerazione, frutto di un intenso sforzo diplomatico e di una petizione di un gruppo indipendente per i diritti umani, ha riacceso i riflettori sulla situazione dei prigionieri politici nel Paese.
L’eredità di piazza Tahrir
Alaa Abdel Fattah, noto con il suo nickname su Twitter @alaa, ha avuto un ruolo centrale nella rivoluzione egiziana del 2011 che ha rovesciato il regime di Hosni Mubarak. Figlio di una famiglia di noti dissidenti, Alaa è tornato in Egitto per partecipare alla protesta storica di piazza Tahrir, diventando un punto di riferimento per i manifestanti. La sua abilità nel comunicare e organizzare, usando i social media non solo per aggirare la censura ma anche per dare una direzione politica al movimento, è stata cruciale. Il suo pensiero è raccolto nel libro “Non siete ancora stati sconfitti”, un titolo che riflette la sua incrollabile speranza e il suo spirito di resistenza. La sua figura è stata un simbolo di come la ribellione partita dalla Tunisia potesse infiammare l’intero mondo arabo, cambiando il volto della regione.
Una lunga detenzione e la lotta per la libertà
La detenzione di Alaa Abdel Fattah ha rappresentato un caso di spicco nella repressione egiziana degli ultimi anni. Ha passato gran parte dell’ultimo decennio in carcere, diventando il più celebre prigioniero politico del Paese. La sua storia è un monito sulle condizioni dei detenuti e sulle tattiche di protesta non violenta. Sua madre, Laila Soueif, ha condotto un lunghissimo sciopero della fame per chiedere la sua liberazione, mettendo a rischio la propria vita. Anche Alaa stesso ha affrontato momenti critici in prigione: in particolare, il suo sciopero della fame e della sete nel 2022, in concomitanza con il vertice ONU sul clima (COP27) tenutosi a Sharm el-Sheikh, ha attirato l’attenzione internazionale. Questa protesta estrema, che lo ha portato a perdere conoscenza, aveva lo scopo di denunciare le violazioni dei diritti umani in Egitto proprio mentre il Paese era sotto i riflettori globali.
Il ruolo della pressione internazionale
La liberazione di Alaa Abdel Fattah non è avvenuta nel vuoto. Per mesi, i maggiori leader europei hanno fatto pressioni sul governo egiziano per la sua scarcerazione. Tuttavia, la posizione dell’Egitto come detentore di importanti riserve di gas e come Paese chiave per gli equilibri regionali ha reso i governi stranieri riluttanti a prendere misure più dure. Il Regno Unito, in particolare, aveva un interesse diretto nel caso, dato che Alaa ha la cittadinanza britannica. La grazia, concessa dopo che il Consiglio Nazionale per i Diritti Umani ha presentato una petizione per motivi umanitari, dimostra che la pressione internazionale può avere un impatto, anche se spesso agisce lentamente.
Futuro incerto e speranza di un nuovo inizio
La liberazione di Alaa Abdel Fattah, avvenuta dopo la rimozione del suo nome dalla lista dei terroristi, gli apre la possibilità di lasciare l’Egitto e probabilmente raggiungere la sorella Sanaa a Londra. Questo esito, sebbene accolto con gioia e sollievo dalla sua famiglia, come dimostrano le parole di Sanaa (“Il mio cuore sta esplodendo”), solleva interrogativi sul futuro degli altri prigionieri politici in Egitto. La grazia di al-Sisi potrebbe essere un segnale di un’apertura, seppur minima, da parte del governo egiziano, o semplicemente un modo per alleviare la pressione internazionale in un momento di crescente crisi economica e malcontento sociale. Resta da vedere se questo gesto isolato si tradurrà in un cambiamento più ampio nella politica egiziana sui diritti umani.