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“Ho due tumori, uno non operabile”. Il terribile racconto davanti a Caterina Balivo

Pubblicato: 22/09/2025 19:31

Una storia che spezza il fiato e poi lo restituisce con la forza di un esempio raro. Simone Bilardo, giovane uomo comune con sogni e progetti come tanti, è stato ospite lunedì 22 settembre 2025 nel salotto di Caterina Balivo a La Volta Buona, raccontando una vicenda personale che ha profondamente toccato il pubblico in studio e a casa.

Simone ha condiviso il momento che ha segnato l’inizio di tutto: una banale caduta in bici durante l’allenamento per una gara. «Mancavano poche settimane, ero in uno degli ultimi giri. Sono caduto e ho rotto il casco», ricorda. Quell’episodio, apparentemente senza conseguenze, si è invece rivelato il preludio a una scoperta devastante.

Durante gli accertamenti per la caduta, i medici individuano due tumori cerebrali: uno maligno e inoperabile, l’altro benigno ma rimosso solo al 95%. Era il 2023 quando Simone ha ricevuto una prognosi spietata: gli restavano due anni di vita. Ma due anni dopo, nel 2025, lui è ancora qui. E sorride.

«Non è facile, ma io non mi arrendo», afferma con calma e lucidità. La parte di tumore benigno rimasta si è «riattivata», ma Simone continua a lottare, sorretto anche dall’amore di sua moglie, che definisce «la mia vera forza». Insieme affrontano ogni giorno, senza nascondersi ma anche senza arrendersi.

Quel dolore, invece di chiuderlo in se stesso, lo ha trasformato in uno strumento di solidarietà. Da oltre due mesi, Simone ha deciso di raccontarsi sui social e aiutare pazienti terminali, diventando un punto di riferimento per chi vive situazioni simili. Un gesto che ha il sapore della speranza concreta, quella che nasce dall’esperienza reale.

«Racconto la mia storia per chi si sente solo», dice, «e per dimostrare che anche con una diagnosi così, la vita può ancora avere senso». I suoi video, semplici e diretti, raccolgono migliaia di visualizzazioni e commenti pieni di gratitudine. Simone non cerca pietà, ma connessione umana.

A La Volta Buona, il suo intervento ha lasciato un segno profondo. Non solo perché parla di malattia, ma perché lo fa con dignità, lucidità e umanità. Senza forzare l’ottimismo, ma ricordando che ogni giorno è un’occasione per scegliere chi vogliamo essere.

Simone Bilardo oggi non corre più per vincere una gara. Corre per vivere, per far vivere gli altri, per lasciare un segno. In un’epoca in cui tutto sembra consumarsi in fretta, la sua voce ferma e coraggiosa ci ricorda che esiste ancora spazio per il significato, per la resistenza e per la speranza autentica.

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