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“Lo hanno bevuto, poi sono morti”. La tragedia di una giovane coppia: cos’era successo poco prima

Pubblicato: 22/09/2025 19:40

Una vacanza diventata tragedia, una bottiglia di limoncello trasformata in veleno. È ancora avvolta da troppe ombre la morte di Greta Marie Otteson, 33 anni, e del suo fidanzato 36enne, avvenuta a Hoi An, in Vietnam, dopo aver consumato un liquore al limone. L’episodio risale a oltre due anni fa, ma le indagini sono ancora in corso. La famiglia delle vittime continua a chiedere giustizia e trasparenza.

Il limoncello era stato acquistato in un ristorante italiano molto frequentato dai turisti, il “Good Morning Vietnam”, e poi regalato dai genitori di Greta alla coppia. La bottiglia, apparentemente innocua, era stata prodotta in modo artigianale, ma secondo le analisi contaminata da metanolo, una sostanza tossica e non destinata all’uso alimentare. Lo ha confermato l’autopsia svolta dalle autorità vietnamite.

La sera del consumo, Greta aveva inviato un messaggio ai genitori riferendo di sentirsi molto male, con sintomi simili a quelli di una “terribile sbornia”. Aveva anche descritto disturbi visivi, come la comparsa di “puntini neri”. Nonostante il malessere, aveva rifiutato di andare in ospedale. Il giorno successivo, lei e il fidanzato sono stati trovati morti nella loro villa, in stanze separate. Nessun segno di violenza, ma i sintomi erano compatibili con avvelenamento da metanolo.

Nel febbraio 2025, le autorità vietnamite hanno arrestato un barista del ristorante, Le Tan Gia, con l’accusa di aver preparato il limoncello usando alcol medico al 70%, miscelato con scorze di limone, acqua filtrata e zucchero. Un miscuglio pericoloso che ha avuto esiti letali. L’uomo rischia fino a 15 anni di carcere per violazione delle norme sanitarie e per aver messo in commercio un prodotto tossico.

Il ristorante è sotto esame da parte della polizia, che sta valutando eventuali responsabilità dirette nella produzione e distribuzione del liquore. Intanto, i genitori di Greta, Paul e Susan Otteson, hanno scelto di non seppellire le ceneri della figlia e del compagno finché non sarà fatta piena luce sull’accaduto. Chiedono scuse pubbliche, risposte dalle autorità e soprattutto che un caso come questo non si ripeta mai più.

Il metanolo è un alcol industriale estremamente pericoloso. Viene usato come solvente, antigelo o combustibile e, se ingerito anche in piccole quantità, può provocare cecità, coma e morte. I suoi sintomi iniziali – nausea, vomito, mal di testa, visione offuscata – sono spesso scambiati per una comune intossicazione da alcol, rendendo più difficile un trattamento tempestivo. Esistono tuttavia antidoti specifici, come il fomepizolo, e l’emodialisi può salvare la vita se somministrata in tempo.

L’avvelenamento da metanolo è purtroppo una tragedia ricorrente in molti Paesi dove i controlli su liquori artigianali o venduti in maniera non regolamentata sono carenti. In Vietnam si sono registrati diversi casi simili negli ultimi anni. Le autorità sanitarie hanno più volte lanciato allarmi sulla sicurezza dei prodotti fatti in casa, ma la vendita illegale resta diffusa.

Per la famiglia Otteson, il dolore non conosce pace. «Vogliamo solo la verità, e che chi ha sbagliato paghi», hanno dichiarato. Due vite spezzate per una bottiglia donata con affetto, trasformata in trappola mortale. Ora, quella bottiglia è al centro di una vicenda che chiede non solo giustizia, ma anche una riflessione più ampia sulla sicurezza alimentare internazionale.

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