
Lo Stato di Palestina, già riconosciuto da 147 Paesi membri dell’Onu, ottiene da oggi il sostegno di altre nazioni, fra cui Francia e Canada, dopo quello arrivato domenica dal Regno Unito, ex potenza coloniale nella regione. Un passaggio di rilievo perché arriva da Paesi occidentali storicamente vicini a Israele e che assume dunque un forte valore simbolico per i palestinesi di Cisgiordania e Gaza. Proprio per questo, la mossa è contestata da Tel Aviv e potrebbe avere conseguenze cruciali sul conflitto. Per capire come si sia giunti a questo punto, è necessario ripercorrere i principali snodi storici della regione.
Le origini del regno ebraico
La fascia di terra fra il Giordano e il Mediterraneo è stata per secoli un crocevia di popoli e imperi. Fra il 2000 e il 500 a.C., i canaaniti e le tribù israelite danno vita a un’entità statale che diventa il regno di Israele, con capitale a Gerusalemme, centro della religione ebraica. È la Terra Promessa narrata nella Bibbia, indicata da Dio a Mosè dopo la fuga dall’Egitto.
Dalla conquista romana alla nascita del cristianesimo
Nel 63 a.C. l’Impero romano conquista la regione, battezzandola Siria Palestina. L’area comprende gli attuali Israele, Siria, Libano, Giordania, Cisgiordania e Gaza. Qui nasce e muore Gesù di Nazareth, evento che dà origine al cristianesimo. Le rivolte ebraiche contro Roma culminano nella distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C., di cui resta oggi il Muro del Pianto.
Crociate e dominio musulmano
Con l’espansione dell’Islam, la Palestina passa sotto varie dinastie arabe, che ricostruiscono Gerusalemme e vi edificano le grandi moschee. Nel 1099 i crociati cristiani conquistano la città, ma nel 1187 viene riconquistata dai musulmani. Gerusalemme diventa così il centro conteso delle tre grandi religioni monoteiste.
Quattro secoli di Impero ottomano
Dal 1516 la Palestina rientra nei domini dell’Impero ottomano e vi rimane per quattro secoli, fino alla Prima guerra mondiale. Dopo la sconfitta di Istanbul, Gran Bretagna e Francia ridisegnano i confini del Medio Oriente e Londra ottiene il Mandato britannico sulla Palestina, trasformandola di fatto in una colonia.
Il sionismo e la dichiarazione Balfour
A fine Ottocento Theodor Herzl fonda il movimento sionista, che promuove il ritorno degli ebrei nella terra dei padri. Nel 1917 il ministro britannico Arthur Balfour riconosce con una dichiarazione ufficiale il diritto a un “focolaio ebraico” in Palestina. La comunità ebraica cresce rapidamente, alimentando tensioni con la maggioranza araba.
La partizione del 1948
Dopo gli scontri con gli arabi e gli attacchi ai britannici, Londra si ritira dalla Palestina. Nel 1948 l’Onu approva la nascita di due Stati: uno ebraico e uno arabo. Il giorno dopo, David Ben Gurion proclama la nascita di Israele, mentre gli Stati arabi respingono la risoluzione e attaccano. Israele resiste, amplia i propri confini e centinaia di migliaia di palestinesi sono costretti a lasciare le loro terre.
Gaza ed esilio palestinese
Dopo la guerra del 1948, Gaza passa sotto controllo egiziano e la Cisgiordania viene annessa alla Giordania. Nonostante ciò, non nasce ancora uno Stato palestinese. Nel 1964 Yasser Arafat fonda l’Olp, che avvia un percorso identitario e politico per la causa palestinese.
La guerra dei Sei Giorni
Nel 1967, Israele sconfigge di nuovo gli eserciti arabi e occupa Gaza e Cisgiordania. Nascono così gli insediamenti israeliani, giudicati “illegali” dall’Onu. Da allora i territori vengono definiti “occupati” dalla comunità internazionale.
Intifada e primi negoziati di pace
Negli anni ’80 scoppia la prima Intifada, seguita dagli accordi di Oslo del 1993: Israele e Olp si riconoscono reciprocamente e ai palestinesi viene concessa un’autonomia limitata. L’accordo prevedeva la creazione di uno Stato palestinese entro cinque anni, ma l’assassinio del premier israeliano Yitzhak Rabin e il ritorno delle violenze fanno naufragare il processo.
Occasioni mancate e nuove tensioni
Due nuove opportunità di pace, nel 2000 a Camp David e nel 2008 con Ehud Olmert, falliscono per divergenze su Gerusalemme, sui confini e sul diritto al ritorno dei profughi. Intanto, a Gaza prende forza Hamas, che diventa il principale rivale dell’Autorità nazionale palestinese guidata da Mahmoud Abbas in Cisgiordania.
Dalla guerra di Gaza al riconoscimento internazionale
Il 7 ottobre 2023 l’attacco di Hamas nel sud di Israele causa oltre 1.200 vittime e centinaia di ostaggi. L’offensiva israeliana su Gaza provoca, secondo le stime, decine di migliaia di morti civili. Tra accuse di crimini di guerra e proteste globali, la comunità internazionale si divide. Oggi, il riconoscimento della Palestina da parte di Regno Unito, Francia, Canada e altri Paesi occidentali rappresenta un nuovo capitolo: un gesto che per alcuni può aprire uno spiraglio alla pace, mentre per altri resta solo una mossa simbolica.
Foto di Ahmed Abu Hameeda su Unsplash