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Che furba Giorgia Meloni! Sulla Palestina così stana l’opposizione

Pubblicato: 23/09/2025 19:51

Giorgia Meloni ha colto un punto centrale della politica contemporanea: non basta avere una posizione, bisogna trasformarla in uno strumento di potere. Sul riconoscimento della Palestina non ha scelto la via comoda di un sì immediato, come chiedeva una parte della sinistra, né quella di un no rigido che l’avrebbe isolata in Europa. Ha fatto di più: ha fissato condizioni precise e quasi impossibili da raggiungere — liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ed esclusione totale di Hamas — spostando la questione su un terreno che le consente di tenere l’iniziativa in mano. Non è una scelta di comodo, è un capolavoro di intelligenza politica.

Con una mossa, la premier ha fatto due cose. Ha dimostrato agli alleati occidentali che l’Italia non si piega a riconoscimenti di facciata, evitando di dare legittimità a un’entità che ancora oggi è ostaggio del terrorismo. E ha messo in difficoltà l’opposizione, costringendola a mostrarsi per quella che è: divisa, contraddittoria, spesso incapace di distinguere tra solidarietà al popolo palestinese e indulgenza verso Hamas. Quella parte di sinistra che continua a chiudere un occhio sugli estremismi, che nelle piazze si accoda a slogan ambigui e che nei fatti si rende complice di un antisemitismo strisciante, oggi si trova con le spalle al muro.

Meloni ha posto la questione in termini che nessuno può contestare senza pagare un prezzo politico: chi potrà mai dire che il riconoscimento della Palestina debba avvenire anche senza la liberazione degli ostaggi? Chi potrà sostenere che Hamas, organizzazione terroristica, debba avere un ruolo nel futuro assetto politico palestinese? È un terreno minato sul quale l’opposizione rischia di inciampare a ogni passo. Se dice sì alla linea di Meloni, ammette che il governo ha ragione e perde centralità. Se dice no, appare accondiscendente con i terroristi e incapace di leggere la realtà.

La sensazione è che qualunque cosa farà l’opposizione sarà un errore. Meloni ha capito che il riconoscimento della Palestina non è oggi una partita diplomatica ma politica: non si gioca solo a New York, ma soprattutto a Roma, tra chi governa e chi si oppone. E in questo schema la premier ha ribaltato il tavolo. È lei che detta le condizioni, è lei che stabilisce le priorità, è lei che costringe gli altri a scegliere tra la prudenza e l’estremismo. Una prova di lucidità che conferma perché oggi la leader di Fratelli d’Italia riesce sempre a trovarsi un passo avanti.

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