
Con 13 voti contrari e 12 favorevoli, la commissione Juri (Affari giuridici) del Parlamento europeo ha respinto la richiesta delle autorità ungheresi di revocare l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra.
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È il primo passaggio ufficiale per la 40enne insegnante milanese, eletta lo scorso giugno con 176mila preferenze. Ora la decisione passa alla plenaria di Strasburgo, che il 7 ottobre sarà chiamata a esprimersi con voto a maggioranza semplice.
Le accuse da Budapest
Salis era stata arrestata l’11 febbraio 2023 a Budapest, durante una manifestazione antifascista organizzata in occasione del “Giorno dell’Onore”, raduno che richiama ogni anno nella capitale ungherese centinaia di nostalgici delle SS. Le autorità ungheresi l’accusano di lesioni gravi e associazione a delinquere nei confronti di militanti neonazisti.
Dopo l’arresto, la 40enne trascorse 15 mesi in custodia cautelare in un carcere ungherese, denunciando attraverso lettere e appunti le condizioni di detenzione definite «inumane e degradanti». Le sue parole furono raccolte anche in un diario pubblicato da Repubblica e Tg3, diventando un caso politico e mediatico internazionale.
L’elezione e la richiesta di revoca
Nel giugno 2024, Avs decise di candidarla al Parlamento europeo con l’obiettivo di toglierla da quello che Salis stessa aveva definito «un pozzo», citato anche in un fumetto dedicato alla sua vicenda da Zerocalcare.
Poche settimane dopo l’elezione, l’11 ottobre 2024, le autorità di Budapest hanno inviato a Bruxelles la richiesta formale di revoca dell’immunità. La pratica è stata affidata alla commissione Juri, con relatore il deputato spagnolo Adrian Vazquez Lazara, che ha raccolto documentazione e testimonianze prima di redigere il rapporto sottoposto al voto di oggi.
Cosa succede adesso
Il voto della commissione non è vincolante, ma rappresenta un primo segnale politico importante. Il 7 ottobre il Parlamento europeo dovrà decidere se confermare o meno la protezione parlamentare di Salis. In caso di revoca, l’eurodeputata rischierebbe di dover affrontare il processo in Ungheria, circostanza che lei stessa ha sempre contestato definendolo «un processo politico con la sentenza già scritta».
Nel frattempo, Salis ha ribadito la sua posizione: «Non voglio sottrarmi al processo, ma voglio essere giudicata in Italia, non in Ungheria, dove la magistratura non è indipendente e dove subirei condizioni detentive disumane».