
Era una notte di festa, di quelle che si aspetta per un anno intero. Le strade brulicavano di gente, la musica riempiva l’aria e le risate si mescolavano al brusio generale. Per un diciassettenne, però, quella notte ha perso ogni magia. Si era appartato con una ragazzina, cercando un momento di tranquillità lontano dalla folla, ma quello che ha trovato è stato un incubo.
All’improvviso, un gruppo di dodici ragazzi lo ha accerchiato, il volto di uno di loro contratto dalla gelosia e dalla rabbia. Lo hanno colpito con ferocia, lasciandolo a terra privo di forze. Quando hanno finito, lo hanno abbandonato nel buio, il corpo dolorante e l’anima lacerata. È stata la ragazza, spaventata ma coraggiosa, ad aiutarlo ad alzarsi, accompagnandolo a casa, dove la luce della festa si era spenta per sempre.
La dinamica dell’aggressione
La vicenda, avvenuta a Calascibetta in provincia di Enna, si è trasformata in una vera e propria spedizione punitiva. Secondo le ricostruzioni, il diciassettenne si era appartato in un boschetto vicino a una piazza del paese con una ragazza, che il gruppo di aggressori considerava già “impegnata” con uno di loro. A causa di questa motivazione, il branco, composto da dieci maggiorenni e due minorenni, ha raggiunto il giovane e ha iniziato a colpirlo con pugni e calci al volto e al corpo. La violenza non si è fermata qui. Per umiliarlo ulteriormente, gli aggressori hanno spento una sigaretta sulla sua pelle e gli hanno sputato in faccia, prima di abbandonarlo a terra intorno alle 4 del mattino. L’unico aiuto che il giovane ha ricevuto è stato proprio dalla ragazza, che lo ha soccorso e lo ha accompagnato a casa.
La reazione della famiglia e le indagini
I genitori del ragazzo, entrambi avvocati del foro di Enna, si sono subito attivati. Dopo aver portato il figlio in ospedale per le cure necessarie, hanno sporto denuncia ai Carabinieri. Questo ha dato il via a un’indagine meticolosa, che ha visto le forze dell’ordine impegnate a interrogare i testimoni e ad analizzare le immagini delle telecamere di sicurezza della zona. L’obiettivo era identificare tutti i responsabili e ricostruire ogni fase dell’aggressione. Le indagini hanno portato alla denuncia di tutti i dodici aggressori per lesioni aggravate in concorso. Dieci di loro sono stati denunciati dalla procura ordinaria di Enna, mentre i due minorenni sono stati deferiti alla procura per i minorenni di Caltanissetta.
Le conseguenze e il commento del padre
Le condizioni del diciassettenne sono in netto miglioramento, sebbene le lesioni alla mandibola abbiano destato non poche preoccupazioni, costringendolo a mangiare solo cibi liquidi per i primi tre giorni. Questo particolare mette in luce la brutalità del pestaggio e l’intensità dei colpi ricevuti. Alcuni genitori degli aggressori hanno cercato di porgere le loro scuse alla famiglia della vittima. Il padre del ragazzo ha accolto queste scuse, mostrandogli le ferite del figlio per far comprendere la gravità di quanto accaduto. Il suo commento, carico di amarezza, è stato: «Non ho alcunché contro i genitori, ma forse non si sono accorti dove sono arrivati i loro figli». Questa frase sottolinea un problema più profondo: la mancanza di consapevolezza e di controllo da parte di alcuni adulti riguardo al comportamento dei propri figli. A rendere ancora più difficile da comprendere un tale gesto è il fatto che la vittima e i suoi aggressori si conoscono da quando sono piccoli, essendo cresciuti insieme e avendo frequentato le stesse scuole. La violenza scaturita da una semplice questione sentimentale in un contesto di preesistente conoscenza rende il fatto ancora più sconvolgente e doloroso per la comunità.