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Rischio guerra mondiale, cosa fare nei primi 10 minuti di un eventuale attacco: parlano gli esperti

Pubblicato: 23/09/2025 11:52

Dieci minuti. È questo, secondo gli esperti di protezione civile e sicurezza, il tempo che separa la vita dalla morte in caso di esplosione nucleare. Non ore, non giorni: i dieci minuti successivi al lampo accecante e al boato che spazza via tutto. In quell’arco ogni gesto, anche il più banale, può trasformarsi in una scelta decisiva.

Il primo errore: restare a guardare
«Appena vedete il flash, non esiste la curiosità», ammoniscono gli studiosi. Guardare l’esplosione significa esporsi a radiazioni, calore e onde d’urto. La prima mossa è coprirsi gli occhi, sdraiarsi e cercare immediatamente un riparo solido: cemento, mattoni, pareti spesse. Meglio ancora se si tratta di un seminterrato o di una metropolitana.

Le finestre: un pericolo nascosto
Il vetro diventa un’arma, trasformandosi in schegge affilate che volano a velocità devastante. Il calore, invece, può rendere una stanza una fornace. Se ci si trova all’aperto, la soluzione è stendersi dietro un muro, un’auto o persino in un fossato: qualunque barriera che possa attenuare l’onda d’urto.

Il nemico invisibile: la polvere radioattiva
Dieci minuti dopo l’esplosione comincia a ricadere la polvere radioattiva. È la finestra di tempo in cui bisogna mettersi al sicuro. Le regole sono chiare: chiudersi in casa, sigillare porte e fessure con nastro adesivo, spegnere impianti di ventilazione. Anche una cantina, un corridoio o un bagno senza finestre possono diventare rifugi efficaci.

Il kit d’emergenza: poche cose essenziali
Non servono bunker hollywoodiani: bastano acqua, cibo non deperibile, una torcia, una radio a batterie e un po’ di nastro per isolare le stanze. Prepararsi in anticipo è un gesto che può sembrare eccessivo oggi, ma che domani può fare la differenza.

La sfida più grande: vincere la paura
Correre fuori subito dopo l’esplosione è l’istinto naturale, ma è anche il più sbagliato. La raccomandazione è resistere e restare al chiuso per almeno 24 ore, finché non arrivano istruzioni ufficiali. In questi casi una vecchia radio a pile diventa il filo che collega al mondo esterno, l’unico strumento per ricevere aggiornamenti.

Non catastrofismo, ma scienza
«Sapere cosa fare nei primi dieci minuti è la miglior arma di difesa che abbiamo», ribadiscono gli esperti. Non serve il panico, serve lucidità. Perché quando tutto sembra franare, sono i gesti più semplici – abbassarsi, chiudere una finestra, accendere una radio – a decidere chi sopravvive.

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