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Sport in lutto, addio a una vera leggenda! I più grandi lo piangono

Pubblicato: 23/09/2025 17:48

Nel mondo dello sport, ci sono figure la cui influenza va ben oltre il campo da gioco. Uomini e donne che plasmano carriere, forgiano campioni e lasciano un segno indelebile non solo nelle statistiche, ma anche nei cuori di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerli. Quando una di queste anime straordinarie ci lascia, il dolore non è solo quello di chi perde un amico o un mentore, ma è un lutto collettivo che attraversa generazioni di atleti, appassionati e addetti ai lavori. La notizia della sua scomparsa, all’età di 86 anni, ha avvolto il mondo del tennis in una profonda tristezza, un lutto che celebra la vita di un uomo che è stato un faro di saggezza, un maestro di vita e un pilastro per alcuni dei più grandi campioni della storia.

È morto Nikki Pilic

La recente scomparsa di Nikola “Nikki” Pilić, avvenuta all’età di 86 anni, ha segnato un momento di profondo cordoglio nel mondo del tennis. Per coloro che hanno seguito questo sport per decenni, Pilić è stato molto più di un semplice giocatore; è stato un pilastro, un mentore e un innovatore, la cui influenza ha attraversato generazioni di campioni, tra cui figure del calibro di Boris Becker, Goran Ivanišević e Novak Djokovic. La sua vita è stata un viaggio straordinario, contraddistinto da un’etica di lavoro inflessibile, una saggezza profonda e una passione incrollabile per il gioco. Nonostante il suo nome possa non essere immediatamente familiare ai neofiti del tennis, la sua eredità è scolpita indelebilmente nella storia di questo sport.

Un’eredità da giocatore e un boicottaggio storico

Nikki Pilić non fu solo un eccezionale allenatore, ma anche un ottimo tennista. La sua carriera da giocatore raggiunse l’apice nel 1973, quando conquistò un posto nella prestigiosa finale del Roland Garros. Nonostante la sua sconfitta contro il leggendario Ilie Năstase, che gli concesse solo sei game, quell’anno segnò un punto di svolta. Pochi mesi dopo, Pilić divenne il fulcro di uno dei momenti più controversi e significativi nella storia del tennis: il boicottaggio di Wimbledon.

La sua sospensione dalla Federazione jugoslava, a seguito di un disaccordo sulle sue responsabilità con la Coppa Davis, innescò una reazione a catena. Un gran numero di giocatori di punta, per solidarietà, si rifiutò di partecipare al torneo, mettendo in discussione l’autorità della neonata Association of Tennis Professionals (ATP). Questo evento, noto come il boicottaggio di Wimbledon del 1973, non solo mise in luce le tensioni tra i giocatori e le federazioni, ma cementò anche il ruolo di Pilić come figura centrale e di principio nel mondo del tennis. Nonostante le difficoltà, tornò a giocare, ma la sua vera chiamata era dietro le quinte.

L’ascesa come allenatore e il successo con tre nazioni

Dopo aver appeso la racchetta al chiodo, Pilić si dedicò completamente all’allenamento, dimostrando un’innata capacità di guidare e motivare i suoi atleti. Il suo primo grande incarico fu con la Federazione tedesca, dove guidò la Germania a vincere per ben tre volte la prestigiosa Coppa Davis. Due di queste vittorie furono ottenute al fianco del giovane e talentuoso Boris Becker, e una con Michael Stich. La sua filosofia di allenamento, che combinava la disciplina del “vecchio stampo” con un’apertura alle nuove strategie, gli permise di costruire una squadra coesa e vincente.

Dopo il successo con la Germania, Pilić portò la sua esperienza e il suo carisma nella sua patria, la Croazia. Qui, il suo impatto fu immediato e leggendario. Prima di tutto, affiancò un Goran Ivanišević che sembrava aver perso la sua magia, precipitato oltre il 100° posto nel ranking ATP. Con Pilić al suo fianco, Ivanišević ritrovò la fiducia e la grinta che lo avevano contraddistinto, culminando in un’incredibile e storica vittoria a Wimbledon nel 2001. Ivanišević, che aveva perso tre finali sull’erba più famosa del mondo, trovò in Pilić la guida spirituale e tecnica di cui aveva bisogno per superare le proprie insicurezze e coronare un sogno che sembrava svanito. Nel 2005, Pilić fece la storia guidando la Croazia a conquistare la sua prima Coppa Davis, diventando così l’unico capitano ad aver vinto il titolo con tre nazioni diverse.

L’influenza su Novak Djokovic

L’ultimo, e forse più significativo, capitolo della sua carriera da mentore è legato al nome di Novak Djokovic. Pilić non è stato solo un allenatore, ma un consulente e un mentore per la Federazione serba, contribuendo in modo cruciale alla storica prima vittoria della Serbia in Coppa Davis nel 2010. Ma il legame più profondo era con Djokovic stesso. Fin da giovane, Djokovic si era allenato presso l’accademia di Pilić in Germania, e il rapporto tra i due divenne una costante nella carriera del campione serbo. Come disse una volta Djokovic: “Lui è uno dei mentori più importanti della mia vita e della mia carriera”.

Questa frase riassume perfettamente l’eredità di Pilić. Era un uomo di tennis, un visionario che sapeva riconoscere il talento, coltivare la disciplina e instillare la fiducia necessaria per raggiungere l’eccellenza. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ma la sua influenza continuerà a risuonare attraverso le generazioni di tennisti che ha ispirato.

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Ultimo Aggiornamento: 23/09/2025 17:49

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