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Uccide i suoi due bambini e li nasconde nelle valigie: la decisione dopo l’orrore, inumano 

Pubblicato: 23/09/2025 20:35

Il verdetto è arrivato al termine di un processo che ha scosso l’opinione pubblica neozelandese e non solo. La vicenda, iniziata con il ritrovamento di due valigie abbandonate in un deposito, aveva riportato alla luce un crimine rimasto a lungo avvolto nel mistero e che ora trova un primo epilogo giudiziario.

La giuria di Auckland ha infatti riconosciuto la colpevolezza di Hakyung Lee, la donna accusata di aver ucciso i suoi due figli e di averne occultato i corpi all’interno dei bagagli, rinvenuti casualmente nel 2022 da una famiglia che li aveva acquistati a un’asta. La ricostruzione della procura ha prevalso su ogni tentativo della difesa di sostenere un quadro di infermità mentale, tesi ritenuta non sufficiente per escludere la responsabilità penale.

Respinta la difesa di infermità

La strategia difensiva, incentrata sulla presunta incapacità della donna di intendere e di volere al momento dei fatti, è stata respinta dalla giuria, che ha invece valutato le prove come coerenti con un atto volontario e consapevole. La stessa corte ha ricordato come il ritrovamento dei resti abbia destato orrore non solo per la brutalità del gesto, ma anche per le modalità di occultamento.

La condanna definitiva non è stata ancora emessa: la sentenza, che stabilirà la pena a carico della donna, è stata fissata per il 26 novembre. L’attesa ora è per capire quale sarà la misura della punizione per un caso che ha scosso la comunità neozelandese e sollevato interrogativi sulla capacità di prevenire simili tragedie.

Un caso che ha segnato l’opinione pubblica

Il duplice omicidio dei due bambini, rimasto per mesi senza una colpevole identificata, aveva suscitato un’ondata di sgomento internazionale quando i corpi furono scoperti. Le indagini, lunghe e complesse, hanno permesso di risalire alla responsabilità della madre, oggi definitivamente riconosciuta.

La pronuncia della giuria rappresenta un momento decisivo, ma non chiude le ferite aperte da una tragedia che ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva.

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