
Il concerto di Gigi D’Alessio a Napoli, in piazza del Plebiscito, è diventato il palcoscenico non solo della musica, ma anche di un appello di umanità che ha fatto il giro del web. Nel pieno della sua esibizione, davanti a decine di migliaia di fan, il cantautore partenopeo ha voluto rivolgere un pensiero alla tragedia che si consuma da mesi. Con voce ferma e tono appassionato, ha denunciato i progetti di ricostruzione che, secondo lui, puntano più al profitto che alla memoria delle vittime.
“Nella Striscia di Gaza vogliono costruire alberghi e ristoranti, palazzi e piscine, ma per fare cosa? Per fare i soldi. Ma chi, con quale coraggio, può comprarsi qualcosa dove ci sono state migliaia e migliaia di morti e di bambini uccisi? Ma che avete al posto del cuore?”. Le sue parole, accolte da un applauso lungo e commosso, sono state riprese dai cellulari degli spettatori e hanno rapidamente conquistato la rete, trasformandosi in video virali.
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Gigi D’Alessio ferma il concerto e fa una denuncia con gli occhi lucidi
Un messaggio forte, che trascende i confini della musica per toccare corde profonde e universali. D’Alessio ha poi proseguito: “Lo so, forse servirà a poco quello che stiamo dicendo. Però, siamo tante voci. Tanti miei colleghi lo fanno. Abbiamo iniziato da tanto tempo, perché ogni tanto bisogna anche avere il coraggio perché la vita non ha religione, non ha partito, non ha Comune, non ha nazione. Un bambino di Gaza è uguale a un bambino napoletano. Un bambino ucraino è uguale a un bambino napoletano”.
L’artista napoletano, da sempre legato alle tematiche sociali, ha dimostrato ancora una volta di voler usare la propria popolarità non solo per intrattenere, ma anche per sensibilizzare. Non è la prima voce del panorama musicale italiano a prendere posizione: il mondo dello spettacolo sembra aver trovato nuova forza nell’alzare il tono contro la guerra e le violenze che colpiscono i civili. Proprio qualche giorno fa, sempre in piazza del Plebiscito, il concerto-tributo a Pino Daniele, trasmesso in prima serata su Rai Uno, aveva raccolto attorno a sé artisti di rilievo che, oltre a celebrare la musica del cantautore scomparso, avevano lanciato un appello per la pace in Palestina.

Il contesto napoletano ha amplificato ulteriormente il messaggio. La città, da sempre crocevia di culture e punto di incontro tra popoli diversi, ha risposto con grande partecipazione anche sul piano civile. Nelle stesse ore, infatti, circa 40mila persone sono scese in piazza per manifestare a favore della Palestina, trasformando le strade del centro in un fiume umano di bandiere e slogan per chiedere la fine delle ostilità. Un corteo che ha unito giovani, famiglie e associazioni in un’unica voce.

@raffaellachiocca8 ♬ suono originale – Raffaella Chiocca888
Il grido di Gigi D’Alessio, così come quello degli altri colleghi, sembra quindi inserirsi in un contesto più ampio, fatto di manifestazioni popolari e prese di posizione pubbliche, che testimoniano una crescente attenzione al dramma mediorientale anche in Italia. L’immagine di un artista che, nel cuore della sua città, al culmine di un concerto, interrompe la musica per ricordare il dolore di Gaza, resta impressa come simbolo di un impegno civile che la musica può amplificare, trasformando una piazza di festa in un luogo di riflessione collettiva.