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“Un orrore”. Garlasco, l’annuncio dell’avvocato De Rensis in diretta è pesantissimo

Pubblicato: 24/09/2025 13:47

È tornato al centro del dibattito uno dei casi giudiziari più discussi degli ultimi vent’anni: l’omicidio di Chiara Poggi, la giovane di Garlasco uccisa nell’agosto del 2007. Se ne è parlato in modo acceso a “È sempre Cartabianca”, il talk di Rete 4 condotto da Bianca Berlinguer, dove ospiti e commentatori hanno ripercorso i punti oscuri di una vicenda che non ha mai smesso di far discutere l’opinione pubblica.

A prendere per primo la parola è stato Antonio De Rensis, avvocato difensore di Alberto Stasi, che ha usato toni durissimi contro la gestione delle indagini iniziali. “Spero di non dover rivedere mai più in vita mia un’indagine come quella che è stata fatta all’inizio sull’omicidio di Garlasco. Non ci sono stati errori, ma ‘orrori’”, ha detto l’avvocato, parlando di “una serie di manchevolezze clamorose” attribuite ai carabinieri di Vigevano, primi a intervenire sulla scena del delitto.

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Garlasco, l’avvocato De Rensis sbotta a “È sempre Cartabianca”

Il legale ha rimarcato che non si tratta solo di una vicenda processuale, ma di una questione che riguarda la società intera. “Questa non è solo una tragica vicenda giudiziaria e umana, ma anche un caso sociale. Perché noi dobbiamo far capire ai cittadini che normalmente i carabinieri non cancellano un alibi e che normalmente non vengono cancellate le tracce di un assassino dal pigiama della vittima. L’errore è una cosa, ‘l’orrore’ un’altra. E nelle prime indagini furono commessi parecchi ‘orrori’”, ha spiegato con evidente amarezza.

L’attenzione si è poi spostata sulla nuova inchiesta, coordinata dalla procura di Pavia, che ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio, con l’ipotesi di omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Stasi. Una pista che riapre ferite mai rimarginate e che, secondo alcuni osservatori, rischia di riportare indietro le lancette della giustizia.

Tra gli ospiti in studio c’era anche il direttore dell’Unità, Piero Sansonetti, che non ha nascosto la sua opinione favorevole all’ex studente bocconiano. “Il punto centrale di questa indagine non è Sempio, ma Alberto Stasi. Io sono abbastanza convinto che Stasi sia innocente. Ricordiamoci che è stato assolto per ben due volte. In qualunque parte del mondo, una persona che viene assolta in primo grado di giudizio non finisce in carcere”, ha sottolineato, criticando implicitamente la condanna definitiva arrivata dopo una lunga altalena di sentenze.

Sansonetti ha ribadito che i veri dubbi non riguardano tanto il nuovo indagato, quanto il percorso giudiziario che ha portato un uomo a scontare dieci anni di carcere nonostante le prime assoluzioni. “In questa vicenda ci sono dubbi giganteschi, ma non sono su Sempio. Non ho motivo di pensare che lui sia colpevole. Penso, però, che sia stata aperta una nuova indagine sull’ipotesi che siano stati altri ad uccidere Chiara Poggi e che c’è un ragazzo in carcere da dieci anni, nonostante sia stato assolto per ben due volte”.

Più prudente la posizione di Alessandra Viero, giornalista e co-conduttrice di Quarto Grado, che ha richiamato alla cautela. “Non metto in dubbio la serietà della nuova inchiesta, ma bisogna stare molto attenti a non ripetere con Sempio gli stessi errori che sono stati commessi con Stasi. Nel caso di un eventuale rinvio a giudizio, non può esserci un altro processo indiziario. Abbiamo bisogno di certezze”, ha ammonito, evocando la necessità di prove solide e non di semplici sospetti.

La discussione si è fatta ancora più accesa quando De Rensis ha puntato il dito contro la magistratura, lamentando una distanza pericolosa tra le sentenze e la percezione dei cittadini. “Questa è un’indagine serissima. C’è una intellighenzia minoritaria che è negazionista, ma le persone comuni hanno le idee molto precise”, ha affermato, ottenendo la pronta replica della conduttrice: “Ma non sono le persone comuni a decidere se una persona è innocente o meno”.

Il botta e risposta è proseguito con toni aspri. “Le sentenze sono in nome del popolo italiano. Qualunque magistrato che crede di poter esercitare questa funzione senza dare conto ai cittadini, non ha capito niente”, ha ribattuto l’avvocato, convinto che la giustizia debba rispondere a un principio di comprensibilità e trasparenza. “I cittadini non sono importanti, ma fondamentali. Perché se un cittadino non comprende una sentenza, c’è qualcosa che non va”, ha concluso, chiudendo un confronto che ha riportato d’attualità tutte le contraddizioni e i misteri legati a Garlasco.

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