
Era un giorno di routine nei cieli, un volo di linea come tanti, con 28 persone tra passeggeri ed equipaggio che si fidavano del metallo lucido e della perizia dei piloti. L’aereo, un Antonov An-26, era in rotta, coprendo la distanza tra due località remote. Inavvertitamente, a migliaia di metri di quota, l’enorme macchina alata entrò in collisione con qualcosa. L’equipaggio non si accorse di nulla: nessun sussulto anomalo, nessun allarme, nessuna variazione nelle prestazioni.
Il volo procedette senza intoppi e l’atterraggio fu regolare. Fu solo quando i tecnici di terra iniziarono le ispezioni post-volo che la realtà dell’incidente emerse: sull’ala era presente una sospetta ammaccatura di 11 centimetri. Quella che sembrava inizialmente la firma di un innocuo bird strike si sarebbe rivelata, dopo mesi di indagini, una scoperta molto più inquietante, un presagio della nuova era della sicurezza aerea.
La rivelazione: non un uccello, ma un drone
Le indagini successive all’atterraggio dell’Antonov An-26 RA-26122 della Kamchatka Aviation Enterprise hanno portato a un ribaltamento delle ipotesi iniziali. L’incidente, avvenuto il 2 agosto scorso durante il volo da Petropavlovsk-Kamchatsky a Tilichiki, nella Russia orientale, non è stato causato da una collisione con un volatile. Dopo un’inchiesta congiunta della commissione del Dipartimento regionale della Kamchatka e dell’Agenzia federale russa per il trasporto aereo (Rosaviatsia), è stato stabilito che il danno all’ala dell’aereo è da attribuire all’impatto con un “oggetto non identificato, molto probabilmente un mezzo aereo senza pilota“, ovvero un drone. Questa conclusione segna un precedente cruciale per la sicurezza del volo civile in Russia.
Nonostante la gravità potenziale dell’evento, nessuno a bordo è rimasto ferito e l’aereo è atterrato in modo sicuro, con i piloti ignari della collisione. La scoperta dell’ammaccatura di circa 11 centimetri è avvenuta solo in seguito, durante le ispezioni di routine a terra. L’entità limitata del danno ha permesso alla compagnia aerea di risolvere rapidamente il malfunzionamento, riportando l’aereo alla piena operatività e garantendo che non sussista alcuna minaccia per la sicurezza del volo. Tuttavia, le implicazioni di un velivolo civile che si scontra con un drone in volo sono enormi, sollevando seri dubbi sulla regolamentazione dello spazio aereo.
L’enigma del drone e il contesto di bassa quota
Secondo il report dell’Agenzia federale russa per l’aviazione, l’impatto sarebbe avvenuto a quote basse. Questo suggerisce che la collisione è avvenuta probabilmente durante le delicate fasi di decollo o atterraggio dell’aereo, le aree e i momenti in cui la densità del traffico aereo e la potenziale presenza di droni sono maggiori. La commissione d’inchiesta ha dichiarato l’impossibilità di stabilire l’identità del pilota del drone, né il luogo o il momento esatto in cui è stato lanciato. L’oggetto rimane, quindi, “non identificato“.
L’incidente in Kamchatka è stato subito evidenziato dai media locali come il primo caso registrato in Russia di una possibile collisione tra un drone e un aereo civile in volo di linea. Questo evento assume un significato particolare nel contesto russo attuale. In risposta agli attacchi dei droni ucraini in diverse regioni, gli aeroporti russi sono già soggetti a restrizioni severe sui voli e vige un divieto totale di sorvolo per qualsiasi drone, proprio per rafforzare la sicurezza dei voli civili. L’incidente dell’An-26 evidenzia, tuttavia, che nonostante tali misure, lo spazio aereo rimane vulnerabile all’interferenza di mezzi aerei senza pilota, rendendo urgente una riflessione sull’efficacia delle tecnologie anti-drone e delle misure di sorveglianza.