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Medico in sciopero per Gaza, salta l’operazione: malata di cancro rimandata a casa, è polemica

Pubblicato: 25/09/2025 14:57

All’ospedale di Torrette di Ancona, una paziente oncologica di 40 anni ha visto rinviata la mastectomia programmata a causa dello sciopero per Gaza indetto il 22 settembre. La donna, libera professionista residente ad Ascoli Piceno, era pronta a sottoporsi all’intervento per la rimozione di un tumore al seno, ma l’assenza dell’anestesista ha portato al rinvio dell’operazione.

La paziente, identificata con le iniziali E.M., si trovava già ricoverata dal giorno precedente. Era stata sottoposta alla procedura del linfonodo sentinella, un esame diagnostico fondamentale per valutare la diffusione del tumore. Tutto era pronto per l’intervento delle ore 14, quando le è stato comunicato che l’anestesista aveva aderito allo sciopero e che l’intervento sarebbe stato rimandato di una settimana.

«Per un malato di cancro, sette giorni sono un tempo enorme», ha dichiarato la donna al Corriere Adriatico. La notizia le è stata comunicata direttamente dal primario di Senologia, il dottor Lenti. «Alle 14 è salito in reparto e mi ha detto che non potevo essere operata. È stato devastante», ha raccontato. L’esame con l’isotopo radioattivo, già effettuato, dovrà essere ripetuto, con ulteriori disagi per la paziente.

E.M. è affetta da un carcinoma infiltrante, diagnosticato a febbraio 2025. Dopo 16 sedute di chemioterapia, la mastectomia rappresentava il passo decisivo nella sua battaglia contro il tumore al seno. Il rinvio ha avuto un impatto emotivo molto forte: «Lunedì ho pianto tutto il giorno. Non riesco ad accettarlo, è una paura continua sapere che il tumore è ancora dentro di me».

Il caso solleva un delicato conflitto tra due diritti fondamentali: il diritto alla salute e il diritto allo sciopero. «Scioperare è un diritto sacrosanto – afferma la donna – ma fino a che punto può spingersi? Fino a mettere a rischio la salute o la vita di una persona?», si chiede con amarezza. E lancia un interrogativo: «Se il paziente fosse stato un suo familiare, avrebbe scioperato comunque?».

L’episodio non è isolato: nella stessa giornata, almeno altre due pazienti in Senologia hanno subito il rinvio delle rispettive operazioni. La donna spiega che un cambio turno non era praticabile: «Chi sciopera non può essere sostituito. E comunque, farlo a pochi minuti dall’intervento non era possibile».

Sulla vicenda è intervenuta la direzione sanitaria dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. Il direttore sanitario Claudio Martini ha spiegato che, tra gli interventi saltati, quello della signora E.M. era il più rilevante dal punto di vista clinico. Tuttavia, ha precisato: «Il rinvio di pochi giorni non modifica la prognosi».

Martini ha aggiunto che tutti gli interventi rinviati saranno recuperati entro i primi giorni della settimana successiva. Per quanto riguarda l’impossibilità di trovare un anestesista sostitutivo, ha chiarito che lo sciopero viene comunicato a inizio turno e che l’ospedale non può garantire sostituzioni immediate in quei casi.

La vicenda ha sollevato una forte discussione pubblica sul bilanciamento tra diritti sindacali e tutela dei pazienti oncologici. La storia della 40enne ascolana mette in luce quanto possano essere fragili i percorsi terapeutici in situazioni già di estrema vulnerabilità e quanto il malato oncologico non possa permettersi neppure un giorno in più di attesa.

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