
Doveva essere un momento di gioia e riconoscimento pubblico, ma per Fanny Tardioli, ventiquattrenne eletta Miss Umbria e seconda classificata a Miss Italia 2025, la ribalta nazionale si è trasformata in un’esperienza dolorosa. Dopo il concorso, la giovane ha denunciato attraverso un post su Facebook una pioggia di insulti ricevuti per il colore della sua pelle. Commenti carichi di odio e discriminazione hanno colpito non solo la sua persona, ma anche il valore stesso della rappresentanza e dell’identità italiana.
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Le radici e il percorso di Fanny
Nata a Spoleto e cresciuta a Campello sul Clitunno, Fanny è figlia di madre di origine nigeriana e padre italiano. Studentessa di Lettere Moderne a Pisa, ha sempre vissuto la propria identità culturale come una ricchezza, senza mai rinunciare al legame con la sua terra d’origine. Il suo successo al concorso ha rappresentato per molti un segnale di apertura e di modernità, ma ha al tempo stesso scatenato le critiche di chi continua a vedere nella diversità un ostacolo.

Gli insulti sui social
La giovane è stata bersaglio di centinaia di commenti violenti: «Tornatene nel tuo Paese» e «A questi concorsi dovrebbero partecipare solo ragazze bianche» sono alcune delle frasi riportate. Attacchi che hanno evidenziato quanto il tema del razzismo sia ancora radicato e difficile da estirpare. Nonostante la ferita personale, Fanny ha scelto di denunciare pubblicamente l’accaduto, sottolineando la responsabilità che ricade non solo sugli hater, ma anche su chi, nelle istituzioni, sceglie di non reagire.
Il riferimento a Vannacci
Nel suo sfogo, Fanny ha citato direttamente il generale Roberto Vannacci, che in passato aveva affermato che le donne di colore, pur essendo italiane, non rappresentano la “vera” Italia. «Se un politico con la sua visibilità si permette di dire certe cose, cosa possiamo aspettarci dai leoni da tastiera?» ha dichiarato la giovane al Corriere della Sera. Per lei il problema è politico: «È responsabile chi alimenta il razzismo, ma anche chi non replica a queste persone».
Solidarietà dal basso, silenzio dall’alto
Se dalle istituzioni non è arrivato alcun segnale, la risposta dei cittadini comuni è stata molto diversa. La giovane miss ha ricevuto centinaia di messaggi di sostegno, abbracci virtuali e incoraggiamenti da persone mai conosciute prima. Una solidarietà spontanea che ha in parte alleviato la delusione per il silenzio politico, rafforzando la convinzione che esista un’Italia pronta a difendere valori di inclusione e rispetto.

Il dolore della famiglia
Gli insulti non hanno ferito soltanto Fanny, ma anche la sua famiglia. Cresciuta con il padre dopo la separazione dei genitori, la ragazza ha raccontato che l’uomo, pur non esprimendolo apertamente, ha sofferto nel vederla colpita da tanto odio. «Credo che ci sia rimasto male, anche se non me lo ha detto per non alimentare la mia amarezza», ha spiegato Fanny, consapevole della forza necessaria per affrontare queste battaglie pubbliche e private.
Un simbolo di resilienza
Il caso di Fanny Tardioli non riguarda solo un concorso di bellezza, ma tocca corde profonde della società italiana. Il suo percorso dimostra come la bellezza italiana non possa essere racchiusa in un unico modello, ma debba riflettere la pluralità di storie e origini che compongono il Paese. Di fronte all’odio, Fanny ha scelto la strada della denuncia e del coraggio, diventando un simbolo di resilienza e di lotta contro il razzismo quotidiano.