
Con una lettera al Financial Times pubblicata nel pomeriggio di giovedì 25 settembre, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ufficialmente aperto all’utilizzo dei fondi russi congelati per finanziare lo sforzo bellico dell’Ucraina contro l’invasione di Mosca. Secondo il leader di Berlino, questa soluzione permetterebbe di sbloccare un prestito da 140 miliardi di euro, garantendo a Kiev “la forza di restare in partita”.
Cosa potrebbe succedere: l’emissione dell’eurobond
Il meccanismo delineato da Bruxelles si fonda sull’emissione di un eurobond a rendimento zero, garantito dai Paesi europei e scambiato con la quota liquida delle riserve russe custodite presso Euroclear in Belgio. Parliamo di circa 229 miliardi di euro, di cui 170 miliardi non investiti e dunque immediatamente disponibili, almeno in parte. L’eurobond verrebbe consegnato a Euroclear, diventando formalmente proprietà della Russia — pur rimanendo congelato e quindi intoccabile dal Cremlino — e la liquidità così generata verrebbe trasferita a Kiev, probabilmente in tranche da 25-30 miliardi.
Secondo questa impostazione, non ci sarebbe una confisca illegale dei beni russi: i titoli sarebbero semplicemente sostituiti e rinnovati nel tempo. In alternativa, il prestito concesso all’Ucraina potrebbe essere registrato come pagamento anticipato da parte della Russia dei danni di guerra, che il Paese sarà con ogni probabilità condannato a rifondere.
La svolta: perché rappresenta un allontanamento di Trump
La mossa di Merz segna una svolta spartiacque per la guerra e per l’unità europea. Ma è anche il segnale di una crescente consapevolezza: l’Europa si sente sempre più sola nel sostenere Kiev. A due giorni dalle parole di Donald Trump — «l’Ucraina può riconquistare tutto il territorio perso con l’aiuto dell’Europa» — i quotidiani internazionali come FT e New York Times leggono l’altra faccia della medaglia: un progressivo disimpegno americano.
Lo stesso premier polacco Donald Tusk lo ha confermato: «Meglio la verità delle illusioni. L’ottimismo americano significa che gli Stati Uniti si stanno allontanando dall’Ucraina».
In questo scenario, l’uso dei fondi congelati diventa per Bruxelles essenziale: senza, nessun Paese europeo — nemmeno la Germania — avrebbe risorse sufficienti per garantire un sostegno economico e militare all’altezza delle necessità di Kiev.