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Mini-mongolfiere letali: come Kiev usa bolle blu per ingannare Mosca

Pubblicato: 25/09/2025 11:40

Le “mille bolle blu” nel cielo di guerra, un’immagine quasi poetica e fuorviante, stanno diventando l’ultima, enigmatica aggiunta all’arsenale bellico ucraino. Da un paio di giorni, diverse fonti russe hanno iniziato a segnalare la comparsa di questi piccoli aerostati di colore azzurro, lanciati in sincrono con i più noti sciami di droni che colpiscono obiettivi oltre il confine.

Questi palloni sono stati avvistati sia durante un’incursione a lunghissima distanza nella regione di Mosca sia in una più ravvicinata nella Crimea, territorio occupato dalla Russia dal 2014. La loro funzione precisa resta un mistero e ha innescato un acceso dibattito tra gli analisti militari a livello globale. Le indiscrezioni suggeriscono che ogni pallone trasporti una scatola con strumenti elettronici che viene spesso sganciata in volo, e proprio il contenuto di queste scatole è la chiave per decifrare l’intento di Kiev.

L’ipotesi del depistaggio e della confusione

Una delle interpretazioni più accreditate sulla funzione di questi aerostati è che siano un mezzo per confondere e saturare le difese aeree russe. In pratica, i palloni agirebbero come esche o bersagli civetta. Si ipotizza che gli apparati elettronici trasportati possano trasmettere impulsi che mimano o sono simili a quelli di un drone d’attacco. Questo espediente costringerebbe gli elicotteri e i caccia del Cremlino, inviati in pattuglia per intercettare i veri “bombardieri volanti” di Kiev, a sprecare tempo prezioso e risorse nell’identificare e neutralizzare falsi obiettivi.

La difficoltà di distinguere gli aerostati dai droni è aggravata dalle loro caratteristiche di volo. Queste mini-mongolfiere viaggiano ad alta quota e a una velocità comparabile a quella dei droni, che sovente non superano i cento chilometri orari. Questa somiglianza cinetica, unita all’oscurità notturna, rende l’intercettazione un compito arduo. Addirittura, secondo quanto riportato dal canale Telegram russo Fightbomber, l’abbattimento di questi palloni risulterebbe essere più difficile che colpire i velivoli senza pilota. La semplicità costruttiva, la bassa traccia radar e la loro natura passiva li rendono sfuggenti, trasformandoli in un vero e proprio rompicapo per la contraerea.

Il ruolo di radiofaro per l’orientamento dei droni

Una seconda, cruciale interpretazione si concentra sulla possibilità che gli apparati sganciati dai palloni abbiano un ruolo di supporto alla navigazione per i droni d’attacco. In quest’ottica, gli strumenti elettronici non sarebbero esche, ma fari di posizionamento. Avrebbero la stessa funzione che i radiofari svolgevano fino agli anni Novanta: emettere un segnale criptato che fornisce un riferimento di posizione essenziale per l’orientamento dei droni ucraini all’interno dello spazio aereo russo. Sebbene gli aerostati siano spinti dal vento e i loro spostamenti esatti siano impossibili da prevedere, un segnale intermittente o temporaneo potrebbe bastare a calibrare la rotta dei droni in volo.

Questa necessità di un aiuto esterno si radica nelle continue contromisure adottate dalle forze russe per neutralizzare i sistemi di navigazione di Kiev. I bombardieri robot ucraini, capaci di colpire obiettivi a distanze di 1000-1200 chilometri, non possono essere telecomandati direttamente. Inizialmente, si affidavano alle coordinate GPS, ma i tecnici russi sono diventati abili a oscurare i segnali satellitari, rendendo inefficace questo metodo. Successivamente, Kiev ha adottato sistemi capaci di agganciarsi alle celle della telefonia mobile per la guida, una tecnica ora utilizzata anche dai droni russi Shahed-Geran. Tuttavia, dal giugno scorso, i comandi di Mosca hanno iniziato a spegnere le reti telefoniche mobili nelle città industriali durante le ore notturne, compromettendo anche questa modalità di navigazione.

L’evoluzione dei sistemi di guida e l’analisi russa

Per far fronte a queste crescenti difficoltà, gli ingegneri ucraini avevano già sviluppato un’alternativa sofisticata: un sistema basato su telecamere e un minuscolo cervello elettronico dotato di intelligenza artificiale (IA). Questo sistema riconosce il profilo del terreno sottostante e lo confronta con mappe precaricate per mantenere la rotta. Il funzionamento di questo sistema, però, può essere condizionato e reso meno affidabile dalla presenza di nubi o da altre alterazioni ambientali. È in questo scenario che l’introduzione di un “faro” attivo sul terreno (o in aria, nel caso dei palloni) potrebbe servire come punto di riferimento aggiuntivo per correggere ogni deviazione dal percorso.

La misteriosa funzione di questi palloni sarà presto svelata, in quanto i militari di Mosca hanno già recuperato i resti di alcuni aerostati precipitati e stanno conducendo analisi approfondite sui componenti elettronici al loro interno.

Precedenti storici e l’inedito uso nel conflitto ucraino

L’utilizzo di aerostati a scopo bellico ha una lunga storia, sebbene il loro impiego nel conflitto ucraino sia una novità. Il primo utilizzo noto risale all’assedio di Venezia da parte degli austriaci nel 1848, quando furono impiegati per lanciare ordigni incendiari sulla città lagunare. Più recentemente, gruppi come Hamas hanno fatto uso di palloni simili per appiccare incendi a coltivazioni e boschi in territorio israeliano. L’episodio più eclatante che ha sollevato l’allarme internazionale è stato però quello dei grandi palloni spia inviati dalla Cina sopra le basi strategiche statunitensi all’inizio del 2023, provocando l’intervento dei caccia per la loro distruzione e una dura reazione diplomatica della Casa Bianca. Nonostante questi precedenti, fino ad oggi, gli aerostati non erano mai comparsi nella tragica “carneficina” del conflitto ucraino, segnando un nuovo capitolo nella continua escalation tecnologica della guerra.

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