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“Tenete in casa almeno 70 euro in contanti”. Guerra, l’annuncio choc dall’Europa

Pubblicato: 25/09/2025 17:44

Negli ultimi mesi l’Europa ha vissuto settimane di forte tensione, con continui allarmi legati alla sicurezza e alla stabilità del continente. Alcuni Paesi, in particolare quelli che si trovano lungo i confini più esposti, hanno più volte segnalato la necessità di tenere alta la guardia di fronte a possibili minacce ibride. Non si tratta solo di conflitti armati, ma anche di attacchi informatici, sabotaggi a infrastrutture strategiche e operazioni occulte che rischiano di destabilizzare la vita quotidiana dei cittadini. Una sensazione di vulnerabilità che si è diffusa ben oltre le capitali istituzionali e che spinge governi e istituzioni a ragionare su scenari finora considerati remoti.

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Polonia, Estonia, Danimarca e Norvegia sono state tra le prime a dare l’allarme. Varsavia e Tallinn, da sempre in prima linea contro i rischi provenienti dall’Est, hanno sottolineato la possibilità di azioni destabilizzanti legate al conflitto in Ucraina e alla crescente aggressività russa. Copenaghen e Oslo, invece, hanno messo in guardia sui rischi per le infrastrutture energetiche e digitali, ricordando come mari e cieli del Nord siano diventati spazi di crescente frizione internazionale. Il messaggio, in sintesi, è uno: l’Europa non è al riparo e occorre essere pronti anche a imprevisti che possono paralizzare in poche ore interi settori.

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In questo contesto si inserisce il tema di come prepararsi a scenari di crisi. Sempre più spesso si sente parlare di blackout digitali, disastri naturali legati al cambiamento climatico o vere e proprie guerre ibride, ed è qui che riemerge un’idea che sembrava superata: la necessità di avere contanti in casa. Non una misura antiquata, ma un accorgimento pratico per garantire la sopravvivenza nelle 72 ore immediatamente successive a un’emergenza.

La stessa Banca centrale europea, in un articolo pubblicato nel bollettino economico e dal titolo eloquente “Keep Calm and Carry Cash”, ha spiegato come le banconote restino «una componente essenziale della preparazione nazionale alle crisi», capaci di offrire resilienza non solo ai singoli cittadini, ma anche all’intero sistema economico. Alcuni Paesi, come Olanda, Austria e Finlandia, hanno già invitato i cittadini a tenere in casa importi che vanno da 70 a 100 euro per ogni membro della famiglia, o comunque una cifra sufficiente a coprire i bisogni essenziali per almeno tre giorni.

Gli studi condotti dall’istituto mostrano che “l’utilità del contante si intensifica notevolmente quando la stabilità è minacciata, indipendentemente dalla natura specifica o dalla portata geografica dello shock sottostante o dal grado di digitalizzazione”. Ogni crisi analizzata, tuttavia, ha messo in luce una diversa dimensione di questa resilienza. Durante la pandemia, ad esempio, si è registrato un accumulo di liquidità precauzionale dovuto all’incertezza prolungata, una sorta di riflesso di autodifesa collettivo che ha accompagnato mesi di restrizioni.

Non meno significativo l’impatto dell’invasione russa in Ucraina, che ha provocato un aumento rapido e localizzato della domanda di contante nelle aree prossime al conflitto, indipendentemente dal livello tecnologico e digitale dei singoli Paesi. Ancora più evidente, però, è stato il cosiddetto blackout iberico, che ha dimostrato come il denaro contante diventi insostituibile quando i sistemi digitali collassano. Non solo come mezzo di pagamento, ma anche come strumento psicologico di rassicurazione collettiva, con effetti che hanno superato i confini delle aree colpite.

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