
«Non possiamo dire sì a questa proposta, perché il suo scopo è quello di impedirci di navigare in acque internazionali, dove rischiamo di subire attacchi». Così la portavoce italiana della Global Sumud Flotilla ha commentato l’appello del presidente Sergio Mattarella a valutare l’offerta di mediazione del Patriarcato.
«Il tema degli aiuti è fondamentale – ha aggiunto – siamo disponibili a prendere in considerazione forme di mediazione, ma non accettando di cambiare la nostra rotta. Vorrebbe dire riconoscere che un governo può agire in modo illegale senza che nessuno possa intervenire».

Con parole nette e dal forte peso politico, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto un appello diretto agli equipaggi della Flotilla pro Gaza. “Non mettete a rischio la vostra incolumità” è la frase che apre il comunicato del Quirinale, in cui il Capo dello Stato sottolinea come “il valore della vita umana, gravemente calpestato a Gaza con disumane sofferenze per la popolazione, richieda di evitare di porre in pericolo ogni persona”.
Mattarella riconosce “l’ampia risonanza e il significato” dell’iniziativa, ma invita i partecipanti a raccogliere la disponibilità del Patriarcato Latino di Gerusalemme a consegnare in sicurezza gli aiuti destinati alla popolazione civile. Un intervento che segna il tentativo di tenere insieme solidarietà e realismo politico, in uno scenario di guerra più che mai instabile.
Farnesina: “Sconsigliato proseguire”
La presa di posizione del Colle si è aggiunta a quella del governo. Dopo che la Global Sumud Flotilla ha rifiutato la mediazione italiana – che prevedeva appunto di lasciare gli aiuti a Cipro per poi recapitarli tramite canali sicuri – il Ministero degli Esteri ha ribadito la pericolosità della missione.
“Sconsigliato proseguire” è il monito diffuso dalla Farnesina, che ha spiegato come l’Italia possa garantire assistenza “solo a chi si ferma in Grecia e prosegue in sicurezza verso l’Italia o altra destinazione”. Per chi sceglierà di andare avanti verso Gaza “l’assistenza diventerà impossibile”.

La tensione internazionale
La vicenda si inserisce in un contesto già esplosivo. Le 50 imbarcazioni della Flotilla hanno dichiarato che “non lasceranno gli aiuti a Cipro” per non snaturare la loro missione, che ha come obiettivo “rompere l’assedio della Striscia”. Ma i rischi di un incidente internazionale sono altissimi.
Da Tel Aviv il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha avvertito che “Israele non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un legittimo blocco navale”. Un avvertimento che mostra la distanza tra le intenzioni umanitarie e la realtà militare sul campo.
Da bordo arriva un’apertura: “Potremmo valutare mediazione”
La portavoce italiana Maria Elena Delia, rispondendo all’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, apre alla possibilità di una mediazione: “Se significa creare un canale umanitario permanente, e non un espediente una tantum, potremmo valutarla. Ma dev’essere chiaro che Israele non potrà continuare a bloccare aiuti essenziali come alimenti o incubatrici”. Sarà proprio Delia, per conto della delegazione italiana, a condurre eventuali trattative con le istituzioni. Pare infatti che Delia scenderà dall’imbarcazione per venire in Italia ad argomentare.
Il comitato direttivo della Flotilla ribadisce però la linea di principio: “Non vogliamo semplicemente consegnare aiuti, vogliamo rompere un sistema che trasforma Gaza in una prigione a cielo aperto”. Netta la contrarietà all’ipotesi di lasciare i carichi a Cipro per poi trasferirli, tramite il patriarcato latino, in Israele e successivamente nella Striscia: “Quel sistema non funziona e legittimerebbe un controllo che viola il diritto internazionale”.
Un equilibrio difficile
L’Italia, con l’appello di Mattarella e la linea prudente della Farnesina, tenta di mantenere un equilibrio tra sostegno umanitario e sicurezza dei cittadini. La vicenda della Flotilla è la conferma di come ogni gesto simbolico, nel contesto di Gaza, possa trasformarsi in una miccia diplomatica.
In questa cornice, il messaggio del Quirinale appare come una raccomandazione alla prudenza, ma anche come un segnale politico forte: la consegna degli aiuti umanitari è un tema fondamentale, ma non può essere disgiunto dalla salvaguardia della vita umana.