
La presentazione del rendiconto sociale dell’Inps in Piemonte si è trasformata in un’occasione di confronto politico acceso. I dati hanno mostrato un miglioramento nei tassi di occupazione e una riduzione della disoccupazione, ma l’attenzione mediatica si è presto spostata sulle dichiarazioni di Elsa Fornero. L’ex ministra del Lavoro, chiamata a commentare l’andamento del mercato regionale, ha colto l’occasione per lanciare un duro attacco contro il leader della Lega, Matteo Salvini, accusandolo di aver costruito consensi su promesse mai mantenute.
Leggi anche: Elsa Fornero senza freni contro Vannacci a Dimartedì: “Vomitevole, vergognati”
«Salvini fa finta di nulla»
Fornero non ha usato giri di parole: «Salvini aveva promesso di smantellare la legge Fornero, ma adesso fa finta di nulla. È molto impegnato con il ponte, ma di promesse non mantenute ne ha fatte tante. E mi stupisce che abbia ancora credibilità politica». Un’affermazione che ripropone un conflitto ormai di lunga data, quello tra la firmataria della riforma pensionistica del 2011 e il segretario della Lega, che ha costruito parte della propria narrazione politica proprio sull’abolizione di quella legge.
Le parole dell’ex ministra riaccendono così un dibattito mai sopito, che tocca un tema centrale per milioni di cittadini: il futuro delle pensioni in Italia.

Le riforme previdenziali nel mirino
Il commento di Fornero arriva in un momento in cui il governo è nuovamente sotto pressione per la sostenibilità del sistema pensionistico. Le ipotesi di intervento, come la proposta del sottosegretario Claudio Durigon di trasformare il Tfr in rendita mensile o quella della senatrice Bucalo di introdurre la pensione anticipata a 60 anni per il personale scolastico, non convincono l’ex ministra: «Il Tfr è ricchezza dei lavoratori e non deve essere usato forzatamente per finanziare pensioni anticipate. La logica delle scorciatoie è sbagliata».
Un giudizio che va in netto contrasto con la linea della Lega, da sempre favorevole a misure di flessibilità in uscita come Quota 100, cavallo di battaglia di Salvini durante il primo governo Conte.
La critica al linguaggio politico
Fornero non ha risparmiato critiche neppure sul piano del linguaggio e dello stile politico. Commentando le recenti uscite del generale Roberto Vannacci, candidato con la Lega alle ultime elezioni europee, ha parlato di un linguaggio «vomitevole», aggiungendo: «Mi vergogno di avere un simile rappresentante in Europa. Non so chi sia il maestro e chi l’allievo tra Vannacci e Salvini, ma li reputo pessimi entrambi».
Un’affermazione che non solo colpisce direttamente il segretario leghista, ma sottolinea anche la distanza culturale e politica tra la visione della ex ministra e quella di un partito che fa dell’anti-Fornero un punto identitario.

Il nodo demografico e la sfida delle pensioni
Accanto alla polemica, Fornero ha ricordato le sfide strutturali che attendono il sistema previdenziale italiano: il calo della popolazione in età lavorativa stimato da Inapp e l’aumento del numero di pensionati rispetto agli occupati. «Serve consapevolezza: l’aspettativa di vita cresce e la natalità resta tra le più basse in Europa. Non possiamo permetterci di aumentare artificialmente la spesa abbassando l’età pensionabile», ha sottolineato.
Per l’ex ministra, la strada corretta passa da politiche a favore della natalità, da un approccio aperto all’immigrazione e da un miglioramento delle condizioni lavorative delle donne, che ancora oggi percepiscono pensioni mediamente dimezzate rispetto agli uomini.
Una polemica che resta centrale
Lo scontro tra Fornero e Salvini resta quindi uno dei capitoli più significativi del dibattito sulle pensioni in Italia. Da un lato l’ex ministra, che difende la necessità di riforme impopolari ma strutturali; dall’altro il leader della Lega, che continua a evocare l’abolizione della riforma del 2011 come simbolo della sua battaglia politica.
Le parole pronunciate a Torino non solo riaprono la frattura, ma dimostrano come il tema previdenziale continui a essere una delle linee di divisione più forti nel panorama politico italiano, capace di alimentare polemiche e tensioni a distanza di oltre un decennio.