
“Inaudita gravità”, “Sconcerto”, “Nessun elemento”. Sono queste le espressioni che accompagnano la nuova svolta giudiziaria sul delitto di Garlasco, il caso che dal 13 agosto 2007 continua a scuotere opinione pubblica e magistratura. In quella data Chiara Poggi, 26 anni, venne trovata senza vita nella villetta di famiglia in via Pascoli. Dopo un lungo processo, il fidanzato Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Oggi però nelle carte giudiziarie riemergono con forza i nomi di Andrea Sempio, amico d’infanzia del fratello di Chiara, e di Mario Venditti, ex procuratore di Pavia, ora indagato per corruzione in atti giudiziari.
L’accusa nei confronti dell’ex magistrato è di particolare gravità: secondo la Procura di Brescia, Venditti sarebbe stato “corrotto dalla famiglia Sempio” per archiviare nel 2017 il procedimento a carico di Andrea. Durante una recente perquisizione a casa dei genitori di Sempio, gli investigatori hanno trovato un appunto con la scritta “20/30” accanto al nome “Venditti” e alla parola “archiviare”. Per gli inquirenti, quella cifra indicherebbe una somma tra i 20 e i 30 mila euro versata per chiudere la vicenda.

Le anomalie dell’inchiesta e i sospetti degli investigatori
Secondo gli inquirenti, l’indagine che portò all’archiviazione di Sempio presenterebbe diverse anomalie. Oltre ai presunti pagamenti illeciti, emergono dubbi anche sulle modalità degli interrogatori: risulterebbe infatti che a Sempio fossero state consegnate in anticipo le domande dei pm, compromettendo la genuinità dell’atto e gettando nuove ombre sulla correttezza dell’inchiesta.

La notizia ha suscitato immediate reazioni tra i legali. Francesco Compagna, avvocato di Marco Poggi, fratello della vittima, ha dichiarato: “Tutto quello che è avvenuto dopo l’omicidio è frutto della denuncia della madre di Stasi che ha cercato di trovare un colpevole alternativo”. E ancora: “Ma è qualcosa che avviene dopo un accertamento definitivo rispetto al quale, in questi mesi non abbiamo sentito nessun elemento che metta in discussione gli elementi di prova raccolti contro Stasi. Una vicenda che fa spettacolo in modo straordinario e interessa agli italiani come un grande Cluedo“.
Il dolore della famiglia Poggi e i rischi di depistaggi
Compagna ha poi messo in guardia contro possibili depistaggi mediatici: “Queste cose non sono casuali. C’è il tentativo di rilanciare attraverso un meccanismo di sponda un’indagine che a oggi ha portato solamente conferme sulla responsabilità di Stasi. Siamo nel paradosso dei paradossi”. E ha aggiunto: “Questo non è un colpo di scena, è una grande vicenda in cui si ha l’impressione si combatta senza esclusione di colpi”. Secondo il legale, è fondamentale restare concentrati sui “dati reali, sulle tracce”, evitando “polveroni che nuocciono alla credibilità della giustizia”. Sullo sfondo resta il dolore dei genitori di Chiara che, ha ricordato, “sono sconcertati da quello che leggono, la loro è una ferita che non si rimargina mai”.


La difesa di Stasi e le nuove piste investigative
Di segno opposto le parole di Antonio De Rensis, difensore di Stasi, che continua a ribadire l’innocenza del suo assistito. “Questa è un’indagine che va assolutamente rispettata. È un’ipotesi accusatoria talmente grave che credo non debba essere commentata da un semplice avvocato” ha affermato. “I magistrati dimostreranno la fondatezza di questa indagine, ma la gravità dei fatti contestati è inaudita. L’indagine che ha portato Stasi in carcere è stata costellata da errori e orrori, come cancellare un alibi”.
Secondo De Rensis, la nuova inchiesta non elimina ma amplia il quadro complessivo: “L’indagine di oggi di Pavia e di Brescia è costellata di approfondimenti, qui si aggiunge, non si toglie. E quando si aggiunge di solito si sbaglia meno”. Parole che rimettono in discussione la narrativa consolidata e che confermano come sul delitto di Garlasco non sia stata ancora scritta la parola fine.