
Quando Sempio viene indagato per la prima volta, nel 2017, è sotto intercettazione. Parla delle indagini, con il padre e con la madre, degli scenari, di quello che può succedere dell’inchiesta. E parla anche di soldi, portati a qualcuno. Agli atti dell’indagine, queste intercettazioni non hanno avuto esiti e la posizione di Sempio fu archiviata.

Oggi a Pavia si torna in tribunale per un nuovo passaggio cruciale sul caso di Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. A distanza di quasi vent’anni, la vicenda continua ad alimentare attenzione mediatica e investigativa. Il giudice per le indagini preliminari è chiamato a valutare la richiesta di proroga dell’incidente probatorio, dal momento che i periti non hanno concluso in tempo le analisi previste per il 24 ottobre.
DNA sotto le unghie di Chiara
Al centro c’è un aspetto delicatissimo: l’analisi dei reperti genetici prelevati dalle unghie della vittima. Nel 2014, la perizia del professor Francesco De Stefano non individuò un profilo genetico completo. Due anni dopo, i consulenti della difesa di Alberto Stasi — unico condannato in via definitiva per il delitto — sostennero invece di poter collegare parte del materiale a Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Ipotesi poi rilanciata dal genetista incaricato dalla Procura di Pavia.

Le unghie però, consumate durante le analisi del 2014, non esistono più: le valutazioni attuali non potranno che basarsi sulla rilettura dei dati già disponibili.
La pista delle impronte
Parallelamente, gli esperti lavorano sulle impronte digitali. Nei giorni scorsi sono state isolate otto tracce: sei sul sacchetto dei cereali che Chiara aveva usato la mattina del delitto e due sulla busta della spazzatura.
Il genetista della famiglia Poggi, Marzio Capra, ha spiegato a Fanpage.it: «Non sappiamo ancora se le impronte trovate abbiano abbastanza punti caratteristici per essere comparate. Sono state evidenziate determinate impronte, nei prossimi giorni verranno fotografate e se ci sono abbastanza punti caratteristici verranno confrontate».
Colpisce, invece, l’assenza di impronte su altri oggetti che la ragazza aveva toccato, come la confezione dell’Estathé e dei biscotti.
Possibile nuovo perito
Proprio per analizzare nel dettaglio le tracce isolate, oggi in udienza il gip potrebbe nominare un perito dattiloscopista. La sua consulenza sarà decisiva per stabilire se le impronte abbiano caratteristiche sufficienti a un confronto.
Un passaggio tecnico che potrebbe aprire scenari inediti in un’inchiesta segnata da ipotesi contrapposte, errori e archiviazioni, ma che continua a cercare una verità definitiva.

A giugno di quest’anno, e fino al 2026, è arrivata la conferma alla guida del Casinò di Campione d’Italia per Mario Venditti, ex procuratore di Pavia. Il 72enne aveva lasciato la magistratura nel luglio 2021, passando quasi subito al vertice della storica sala da gioco, riaperta dopo tre anni di inattività. La sua nomina era stata voluta dal sindaco Roberto Canesi, che aveva cercato una figura «istituzionale»; l’incarico è stato poi rinnovato dal cda nell’estate 2023.
Il nome che torna a Garlasco
Ma il profilo di Venditti resta legato indissolubilmente al delitto di Chiara Poggi. Oggi l’ex magistrato è infatti indagato con l’accusa di corruzione in atti giudiziari in un procedimento scaturito dalla nuova inchiesta della procura pavese. Tutto ruota attorno a un bloc notes rinvenuto a casa dei genitori di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e unico indagato nella riapertura del fascicolo. Sul foglio, datato febbraio 2017 (ma con indicazione errata dell’anno 2016), compaiono le cifre «20-30», il nome «Venditti» e la frase «gip archivia».
Un dettaglio che, secondo gli inquirenti, suggerirebbe un coinvolgimento diretto del magistrato nelle sorti giudiziarie di Sempio.
Le archiviazioni contestate
Venditti aveva già disposto due archiviazioni nei confronti di Sempio: la prima nel marzo 2017, dopo la denuncia presentata dalla madre di Alberto Stasi, e la seconda nel 2020, a seguito di un’informativa dei carabinieri di Milano. In quell’occasione, come lui stesso dichiarò a Quarto Grado, «dopo 21 secondi avevo deciso», ritenendo le prove «infruttuose» e senza riscontri oggettivi.
Entrambe le volte il gip accolse le sue richieste, chiudendo così il fascicolo sull’amico del fratello di Chiara.
Ombre e polemiche
Il nome di Venditti era già emerso in altri contesti: dalle conversazioni con l’assessore Massimo Adriatici, imputato per l’omicidio di Youns El Boussettaoui, fino alla sua presenza a un incontro elettorale della Lega nel 2020.
Dopo la riapertura del caso Poggi, l’ex procuratore ha parlato di un «danno illecito» derivato da notizie «false e prive di ogni riscontro oggettivo», difendendo la scelta delle archiviazioni come necessaria alla luce dell’«inservibilità della prova scientifica». Un riferimento al dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara, che secondo le nuove indagini sarebbe riconducibile proprio ad Andrea Sempio.