
Donald Trump ha firmato un memorandum che consente al Dipartimento di Giustizia di applicare nuovamente la pena di morte a Washington, dove era stata abolita nel 1981. «Ci sarà per chi uccide. Una pena capitale per la capitale», ha dichiarato il presidente durante un briefing alla Casa Bianca.
La misura e il messaggio
Secondo Trump, la pena capitale avrebbe un effetto deterrente: «Se uccidi qualcuno, o se uccidi un agente di polizia, un appartenente alle forze dell’ordine: pena di morte. E si spera che non lo facciano», ha aggiunto, giocando con le parole: «Capitale, capitale, capitale».
La procuratrice generale Pam Bondi, accanto al presidente, ha chiarito: «Non cercheremo la pena di morte solo a Washington ma di nuovo in tutto il Paese».
Un ritorno al passato
Il Death Penalty Information Center ricorda che la Corte Suprema aveva abolito la pena capitale nel Distretto di Columbia nel 1972, e che il consiglio distrettuale l’aveva definitivamente abrogata nel 1981. Ora, con il nuovo ordine, si compie un deciso passo indietro.
Negli Stati Uniti la pena di morte resta in vigore in 27 Stati su 50, ma la sua applicazione è sempre più controversa. Trump aveva già ordinato alla procura generale di garantire l’approvvigionamento di farmaci per l’iniezione letale, rafforzando così la possibilità di eseguire le condanne.
Una decisione divisiva
Il documento firmato dal presidente prevede che la pena capitale possa essere applicata in giurisdizione federale, «a prescindere da altri fattori», in particolare nei casi che riguardano l’uccisione di agenti delle forze dell’ordine o crimini commessi da cittadini stranieri irregolari.
I sostenitori vedono in questa mossa un rafforzamento della sicurezza pubblica, mentre i critici mettono in guardia dai rischi di errori giudiziari e dalle implicazioni etiche di un ritorno a uno strumento che una parte del Paese considerava ormai superato.