
Nel corso dell’ultima puntata di Piazzapulita, il conduttore Corrado Formigli ha rivolto una domanda diretta a Lilli Gruber sul cosiddetto “caso Kirk” e sulle dichiarazioni di Matteo Salvini: “Parlando del caso Kirk, Salvini dice che le sue idee sono le nostre. Che effetto ti fa?”. La giornalista e conduttrice di Otto e Mezzo ha risposto con un’affermazione destinata a far discutere: “Vorrei ricordare che siamo entrati nell’era del super testosterone al comando, perché tra Trump, Netanyahu, Milei e Putin, Giorgia Meloni sembra più il servosterzo di questa armata al testosterone. Una facilitatrice, perché non vedo grande opposizione alla diffusione di questi valori”.
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Le parole della Gruber hanno acceso immediatamente il dibattito politico e mediatico, per la forza dell’immagine evocata e per la possibile allusione di carattere sessuale implicita nel riferimento al “super testosterone” e al ruolo di “facilitatrice” attribuito alla premier.
L’immagine del “servosterzo” e l’allusione al testosterone
La frase della Gruber non è passata inosservata. Parlare di un’“armata al testosterone” guidata da leader come Donald Trump, Benjamin Netanyahu, Javier Milei e Vladimir Putin, e inserire in questo contesto la premier italiana, significa dipingerla come parte di un universo politico dominato da logiche di potere maschili e muscolari.
Tuttavia, l’aggiunta dell’immagine del “servosterzo” e della definizione di “facilitatrice” ha assunto i contorni di una stoccata polemica che va oltre la mera analisi politica. Molti commentatori hanno interpretato le parole di Gruber come un velato riferimento sessuale, quasi a sottolineare una funzione ancillare della leader italiana rispetto a colleghi internazionali caratterizzati da una leadership “virile” e aggressiva.
L’accostamento fra Meloni e un presunto ruolo secondario, non di comando ma di supporto, è stato letto da alcuni come un attacco diretto alla sua autorevolezza, e da altri come una critica alla mancanza di una posizione autonoma rispetto ai leader stranieri.

Meloni tra leadership e percezione pubblica
La premier italiana ha sempre cercato di affermare una leadership forte, spesso marcata da toni decisi e da un linguaggio diretto. Eppure, l’uscita di Gruber mette in discussione proprio questa narrazione, insinuando che la presidente del Consiglio non solo non contrasti certi valori politici, ma addirittura contribuisca a sostenerli.
In termini comunicativi, l’allusione al “super testosterone” rischia di trasformarsi in un’etichetta scomoda, capace di influenzare la percezione pubblica. La scelta di inserire Meloni accanto a figure di rilievo internazionale ma connotate da un’immagine fortemente maschile è già di per sé una provocazione. L’idea che la premier non abbia un ruolo di guida, ma solo di accompagnamento, amplifica la dimensione polemica.
La reazione politica e mediatica
Se da un lato molti osservatori hanno visto nell’affermazione della Gruber un esempio di giornalismo pungente, dall’altro non sono mancate le critiche. Alcuni hanno parlato di un commento sessista, anche se rivolto a una donna, perché legato a stereotipi di genere e a immagini che rimandano a dinamiche sessuali piuttosto che a un’analisi politica.
Per la maggioranza l’intervento rappresenta l’ennesimo attacco personale nei confronti della premier, mentre per l’opposizione è stato interpretato come una riflessione sul posizionamento internazionale dell’Italia e sulla sua vicinanza a certe visioni politiche ultraconservatrici.
Un dibattito che non si spegne
L’uscita della Gruber continuerà a far discutere. La sua frase è un esempio di come il linguaggio giornalistico, soprattutto in un contesto televisivo come quello di Piazzapulita, possa trasformarsi in un detonatore mediatico.
Al di là delle interpretazioni, resta il fatto che l’immagine del “servosterzo dell’armata al testosterone” ha impresso un marchio forte nel dibattito politico. Se si tratti di un’analisi lucida sul ruolo internazionale di Giorgia Meloni o di un’allusione troppo carica di significati impliciti, sarà il tempo e la reazione dell’opinione pubblica a stabilirlo.