
Un gravissimo episodio ha scosso la comunità di Caivano, in provincia di Napoli, e ha puntato ancora una volta i riflettori sulla drammatica realtà della criminalità organizzata radicata nel territorio del Parco Verde. Oggi, nella chiesa di San Paolo Apostolo, durante la celebrazione della messa e nel momento solenne della comunione, il parroco don Maurizio Patriciello ha ricevuto una minaccia agghiacciante: un proiettile calibro 9, avvolto in un fazzoletto, gli è stato consegnato da un uomo mescolato tra i fedeli.
L’episodio è avvenuto all’indomani delle cosiddette “stese“, i raid armati con colpi di pistola esplosi nelle strade del Parco Verde da gruppi di criminali. Nonostante la gravità e la natura intimidatoria del gesto, don Patriciello ha dimostrato un coraggio e una fermezza ammirevoli, scegliendo di continuare a officiare la messa, a pochi passi dall’altare.
L’atto di intimidazione durante la messa
L’uomo responsabile dell’inquietante consegna, già noto alle forze dell’ordine, è riuscito ad avvicinarsi al sacerdote confondendosi nella fila dei fedeli in attesa di ricevere l’eucaristia. Dopo aver lasciato il fazzoletto contenente il proiettile nelle mani del parroco, l’individuo ha tentato di dileguarsi velocemente. Tuttavia, la sua fuga è stata interrotta dalla pronta reazione della scorta di don Patriciello e di una pattuglia di carabinieri presenti sul posto. L’uomo è stato immediatamente fermato e condotto presso la Compagnia dei Carabinieri di Caivano per gli accertamenti del caso.
Questo atto, che ha trasformato un momento di spiritualità e raccoglimento in un teatro di minaccia, è stato aspramente commentato dalla sottosegretaria Pina Castiello. La Castiello ha definito l’accaduto come “raccapricciante e vergognoso”, sottolineando come un “esponente della criminalità locale” abbia osato profanare il luogo sacro per lanciare il suo messaggio intimidatorio al coraggioso parroco. L’azione appare come un chiaro tentativo di silenziare don Patriciello, figura simbolo della lotta alla Camorra e della rinascita etica e civile di Caivano.
Le dichiarazioni del parroco dopo i raid armati
Il gesto di oggi si innesta in un contesto di rinnovata tensione, esplosa con le due “stese” di ieri sera, quando un gruppo di una decina di persone a bordo di otto scooter ha sparato in aria a “pochi passi dalla mia parrocchia”. Don Maurizio Patriciello, attraverso i suoi canali social, ha fornito una lucida analisi degli eventi, interpretando i raid armati e la minaccia ricevuta non come un segno di forza della malavita, ma piuttosto come una reazione violenta ai “durissimi colpi” subiti dalla malavita organizzata di Caivano e dintorni negli ultimi mesi. Il sacerdote ha infatti lodato l’impegno instancabile di carabinieri e polizia, un lavoro che ha portato a un notevole calo del commercio della “maledettissima droga”. Ha riconosciuto inoltre l’attenzione e l’impegno del “governo in carica”, evidenziando un livello di coinvolgimento che “non era mai successo” prima.
La strategia della criminalità e la solidarietà alla comunità
Secondo don Patriciello, le incursioni armate e le intimidazioni sono un segnale che i clan stanno cercando di attuare un “meccanismo collaudato”: tentare di “riempire i vuoti lasciati dai detenuti”. La malavita non accetta la perdita di controllo sul territorio e risponde con la violenza simbolica e l’intimidazione per riaffermare la propria presenza e terrorizzare la popolazione. Il parroco ha espresso il suo sollievo per l’assenza di “vittime innocenti” durante i raid, sottolineando che questa è la paura costante della comunità. Ha poi lanciato un appello alla solidarietà nazionale, invitando a stringere al cuore le “tante persone del Parco Verde terrorizzate” e a far arrivare loro “il nostro più caloroso abbraccio” non solo dalla Campania, ma da “tutta l’Italia”.
Un appello all’unità e al coraggio per la rinascita
Nella sua riflessione, don Patriciello ha respinto l’idea che denunciare il male significhi denigrare il proprio paese. Al contrario, “si denuncia il male per arrivare a godere il bene”. Le “glory antiche” e i “personaggi illustri” di cui Caivano è fiera non possono giustificare l’inerzia, ma anzi “amplificano le nostre negligenze e le nostre omissioni”. Il suo messaggio finale è un grido di speranza e un’esortazione all’azione collettiva. Ha invitato la comunità a non abbattersi, a non perdere la speranza, ribadendo la sua e la loro presenza costante: “Noi ci siamo. Ci siamo stati. Ci saremo. Ce la faremo”.
La chiave per la vittoria sulla Camorra, secondo il parroco, risiede nell’onestà, nella trasparenza e nel coraggio di ammettere le proprie mancanze. Ha lanciato una chiamata a raccolta i buoni, esortando tutti – istituzioni, politica, professionisti, industriali, chiesa e popolo – a unirsi per “liberare dalla zavorra della camorra questa nostra terra tormentata e bella”. Nessuno deve “tirare i remi in barca” o rimanere a guardare: solo attraverso l’unità e l’azione congiunta sarà possibile sconfiggere il cancro della criminalità e costruire un futuro migliore per Caivano.