
Il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, ha espresso profonda preoccupazione per la situazione della Global Sumud Flotilla in navigazione verso Gaza, confermando che il Governo italiano ha reiterato l’appello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché la missione fosse riconsiderata. Al termine di una telefonata con Maria Elena Delia, portavoce italiana della Flottiglia, Tajani ha preso atto della ferma intenzione degli attivisti di proseguire il viaggio, nonostante i rischi elevati. “Ho ribadito alla portavoce italiana l’appello del Presidente Mattarella. Loro al momento hanno deciso di andare avanti,” ha dichiarato il ministro, sottolineando che, sebbene venga garantita l’assistenza costante dell’Unità di crisi, l’evoluzione degli eventi resta imprevedibile e allarmante.
La situazione è stata definita “preoccupante”, evidenziando la delicatezza della navigazione in un’area ad altissima tensione. Il Governo, pur sconsigliando di forzare il blocco navale israeliano, mantiene attivi i canali diplomatici e di supporto logistico per i cittadini italiani a bordo.
La determinazione della flottiglia e la rotta verso il rischio
La Global Sumud Flotilla, composta dalle navi Yulara e Catalina, ha manifestato una determinazione incrollabile a portare a termine la sua missione umanitaria, volta a rompere l’assedio che da anni strangola la Striscia di Gaza. Dopo una breve ma necessaria sosta tecnica per valutare alcuni problemi meccanici alle imbarcazioni, il convoglio ha ripreso la sua navigazione, puntando deciso verso la costa palestinese. Stando all’aggiornamento diramato dalla stessa organizzazione tramite il canale Telegram, le navi si trovano attualmente a sole 463 miglia nautiche da Gaza.
La stima di arrivo è fissata tra i 4 e i 7 giorni, un intervallo che tiene conto della potenziale complessità della navigazione e di eventuali ulteriori intoppi. Il messaggio degli attivisti enfatizza in particolare la fase successiva del viaggio: “Tra due giorni, la flottiglia entrerà nella zona ad alto rischio, dove la vigilanza e la solidarietà globali sono più necessarie”. Questo passaggio critico marca un punto di non ritorno, rendendo la missione un vero e proprio atto di disobbedienza civile marittima che intende mettere in luce l’illegalità del blocco.
L’appello del presidente e il monito del ministro
L’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rappresenta il massimo livello di sollecito istituzionale espresso dall’Italia. L’appello del Capo dello Stato era chiaramente volto a privilegiare la sicurezza degli attivisti, suggerendo implicitamente o esplicitamente percorsi alternativi per la consegna degli aiuti, come il trasferimento del carico tramite corridoi umanitari o attraverso un porto terzo, come quello di Cipro, come emerso in altre interlocuzioni.
Nonostante il peso morale e istituzionale di tale richiesta, la portavoce Maria Elena Delia ha confermato l’orientamento della Flottiglia a non cedere sulla destinazione finale, ritenuta l’unico modo per dare un segnale politico incisivo contro l’assedio. Il ministro Tajani, pur mantenendo un atteggiamento di vicinanza e supporto, ha ribadito il monito sui pericoli: “non sappiamo cosa può succedere, la situazione è preoccupante”. Questo avvertimento non è solo una formalità diplomatica, ma riflette la tensione reale e i precedenti storici di interventi militari contro analoghe iniziative.
L’impegno dell’unità di crisi e la posta in gioco
La decisione di garantire l’assistenza dell’Unità di crisi della Farnesina sottolinea la serietà con cui il Governo italiano affronta la situazione e l’obbligo di tutelare i propri cittadini, anche quando le loro scelte sono in netto contrasto con le indicazioni istituzionali. L’Unità di crisi continuerà a monitorare costantemente la posizione delle navi, a mantenere i contatti con le autorità internazionali e con i familiari degli attivisti, e a preparare piani di emergenza per ogni evenienza.
La posta in gioco è duplice: da un lato, c’è la sicurezza fisica dei partecipanti italiani e internazionali a bordo, dall’altro, la necessità di trovare una soluzione diplomatica che eviti un incidente internazionale con potenziali ripercussioni gravi. Gli attivisti, dal canto loro, puntano tutto sul concetto di “solidarietà globale” e sulla nonviolenza della loro azione, elementi che, sperano, possano fungere da scudo protettivo nel momento in cui la Flottiglia si avvicinerà alla zona militarmente controllata. La speranza è che la pressione internazionale e mediatica costringa a garantire un passaggio sicuro per gli aiuti e un riconoscimento del diritto internazionale marittimo.
L’allarme dei servizi segreti
Con la Flottiglia nuovamente in viaggio verso Gaza, l’attenzione del governo italiano è alta a seguito di un allarme proveniente dai nostri servizi segreti. L’intelligence ha informato il governo (e alcuni esponenti dell’opposizione) di una potenziale minaccia: nuovi attacchi di droni israeliani contro le navi umanitarie, i quali potrebbero avvenire a breve, persino in acque internazionali e ben prima di raggiungere il confine marittimo israeliano. A differenza dei semplici ordigni sonori utilizzati in precedenza, l’avvertimento suggerisce che stavolta l’azione militare potrebbe essere più incisiva, elevando il livello di preoccupazione a Palazzo Chigi.
Nonostante l’allarme, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sembra ritenere che il governo abbia fatto il possibile, avendo proposto due diverse soluzioni sicure per la consegna degli aiuti. La sua cerchia interpreta la prosecuzione della missione come un gesto dettato da motivazioni politiche, piuttosto che puramente umanitarie. Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso forte apprensione: “I rischi non sono minimi, spero che gli attivisti tornino sui loro passi. Le nostre forze armate non si scontreranno con Israele.”
Il governo spera in un’ulteriore riduzione del numero di cittadini italiani a bordo (passati da 55 a circa 45, inclusi 4 parlamentari). I contatti tra i ministri (Crosetto e Tajani) e l’opposizione sono continui, e si spera che l’appello del Presidente Sergio Mattarella spinga a una seria riflessione sui pericoli.
Il Ministro degli Esteri ha più volte sollecitato il suo omologo israeliano, Gideon Sa’ar, a usare moderazione, tenendo aperto un canale di dialogo con gli attivisti per esplorare opzioni che evitino la forzatura del blocco. La risposta diplomatica da Israele, tuttavia, è stata chiara: qualsiasi tentativo della flottiglia di avanzare provocherà una reazione a difesa delle operazioni in corso nella Striscia.
Per questo motivo, la Marina militare italiana, tramite la fregata Alpino (incaricata del soccorso), ha ricevuto istruzioni di diffondere avvisi radio alla flottiglia, esortandola a fermare l’avanzata a causa dei gravi rischi che comporta proseguire, anche in acque internazionali. Sia la fregata italiana che quella spagnola manterranno una distanza di sicurezza e hanno stabilito che non risponderanno ad eventuali attacchi di droni. Il loro ruolo sarà esclusivamente quello di fornire assistenza umanitaria dopo un eventuale intervento. Parallelamente, la Farnesina sta pianificando una nuova evacuazione sanitaria da Gaza, la quindicesima, che includerà bambini con gravi patologie, come la neonata Tuleen.